Il conflitto in Ucraina sta rivoluzionando il modo di fare la guerra, e quindi il modo di concepire gli stessi strumenti di guerra. Tra le tante lezioni che si stanno apprendendo, quella sull'utilizzo dei piccoli droni kamikaze (loitering munitions in gergo tecnico), è forse tra le più importanti perché ha dimostrato come questo tipo particolare di armamenti, siano essi concepiti per scopi bellici dalla loro progettazione o siano adattamenti di droni commerciali, possano risultare particolarmente efficaci sul campo di battaglia con un rapporto costo/efficacia particolarmente basso.
L’importanza dei droni kamikaze
Per chiarire meglio questo concetto si pensi agli ormai noti droni kamikaze Shahed-136 forniti alla Russia dall'Iran – e prodotti su licenza nella Federazione col nome di Geran-2 – in grado di colpire con una testata bellica di 40 chilogrammi a grande distanza, paragonabile a quella raggiunta da un moderno e costoso missile da crociera, e dal costo di poche migliaia di dollari che se usati in gran numero mandano in crisi le difese aeree ma soprattutto costringono i difensori a usare assetti particolarmente costosi (quindi preziosi) nel tentativo di intercettarli e distruggerli.
Capiamo bene quindi il potenziale dirompente dell'utilizzo di questi armamenti: sebbene dotati di cariche belliche minori rispetto a quelle dei missili da crociera, quindi in grado di fare meno danni, un attacco massiccio con droni kamikaze economici, pertanto spendibili, costringe l'avversario a dissanguare le sue risorse belliche nel tentativo di difendersi.
Quanto visto sul campo di battaglia ucraino non è però una novità assoluta: nel breve conflitto in Nagorno-Karabakh del 2020 gli azeri hanno usato Uav, Ucav e droni più piccoli per eliminare le forze di terra armene, improntate ancora a un conflitto convenzionale classico quindi fattesi trovare impreparate davanti a questa nuova minaccia.
Il mondo militare sta quindi cambiando paradigma per la conduzione di una guerra simmetrica (o asimettrica) grazie a quanto osservato in questi due conflitti e grazie ai progressi tecnologici nel settore dell'Intelligenza Artificiale (Ia). Quest'ultima, infatti, permette a uno strumento bellico come un drone (o un missile da crociera) di riconoscere il suo bersaglio – quindi ad esempio di colpire quello più pagante -, di rilevare e tracciare un obiettivo in volo e ancora di poter rientrare alla base se non ci sono bersagli validi. Tutto in modo autonomo.
L'Ia, infatti, viene definita dal settore della Difesa una “tecnologia emergente dirompente” (emerging disruptive techology) insieme all'ipersonico, ai big data, alle biotecnologie, alla tecnologia quantistica e all'automazione spinta. Il cambio di paradigma nel mondo militare avallato dal conflitto in Ucraina ha portato con sé, com'è naturale, un cambio nel mondo dell'industria della Difesa che si è adattata ai nuovi schemi.
Rivelato il progetto Roadrunner
Un esempio in tal senso ci arriva dagli Stati Uniti dove una piccola impresa locale, la californiana Anduril, ha svelato lo scorso dicembre un nuovo drone kamikaze dotato di intelligenza artificiale: il Roadrunner.
Come si può leggere sul sito dell'azienda, Roadrunner è un veicolo aereo autonomo modulare, alimentato a doppio getto, con prestazioni straordinarie e a basso costo. La capacità di decollo e atterraggio verticale offre al drone la flessibilità di poter essere lanciato rapidamente e rientrare in qualsiasi luogo, abbinando un'elevata velocità subsonica ad un'agilità e stabilità eccezionali. Il sistema di carico utile modulare permette di compiere un’ampia gamma di missioni e può essere costantemente aggiornato per affrontare nuove minacce, e l'Ia di cui è dotato gli permette di scegliere il suo bersaglio, sebbene la filosofia di progettazione resti sempre quella “human-in-the-loop” ovvero con l'essere umano sempre in controllo.
Ne esiste anche una variante da “difesa aerea”, la M, con carica bellica ad alto potenziale esplosivo, in grado di identificare, intercettare e distruggere rapidamente una serie di minacce aeree fino a cento volte più costose. Il Roadrunner-M si propone quindi di essere un drone killer anti-Uas (Unmanned Air System) e in grado di affrontare le minacce che si estendono a tutti i livelli della difesa aerea legacy. Come accennato, se non è necessario distruggere il bersaglio, il Roadrunner-M può semplicemente tornare alla base e atterrare in una posizione prestabilita per il rifornimento e il riutilizzo immediati.
Questo cambiamento radicale di mentalità consente lanci difensivi su larga scala a basso costo, aumentando la ridondanza per una maggiore probabilità di letalità e migliorando la capacità di ingaggiare simultaneamente molti bersagli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.