Una flotta di sottomarini: ecco il nuovo rivale della Cina

Le Filippine doteranno la propria marina di sottomarini militari. La manovra risponde alle crescenti tensioni tra Manila e Pechino recentemente culminati in vere e proprie schermaglie

Una flotta di sottomarini: ecco il nuovo rivale della Cina

Per lungo tempo la marina delle Filippine ha rappresentato una delle forze navali più deboli del Sud-est Asiatico, di recente il governo di Manila ha annunciato la propria volontà di dotare per la prima volta il paese di sottomarini militari. Tale manovra rientra nel più ampio programma di modernizzazione delle forze armate filippine denominato Re-Horzizon 3, recentemente approvato dal governo del Paese. Tale programma allocherà un totale di 35 miliardi di dollari in dieci anni al fine di potenziare le capacità C4ISTAR delle forze armate filippine, nonché la deterrenza sul dominio aereo e marittimo. L’acquisizione di una tale tipologia di assert incrementerà significativamente le capacità della marina di Manila di svolgere un’efficace funzione di deterrenza nei confronti della Repubblica Popolare Cinese.

Diverse nazioni si sono offerte di fornire a Manila sottomarini militari. In particolare, la Francia ha presentato una proposta divisa in tre parti: la fornitura di due esemplari di classe Scorpene, sottomarini elettrici alimentati a diesel che possono essere armati sia con siluri che con missili antinave Exocet, addestramento del personale all’impiego e al mantenimento dei mezzi e potenziamento delle basi atte ad ospitarle. Al contempo anche la Corea del Sud si è proposta di fornire i propri sottomarini KSS-III. Tra i vari offerenti la Francia pare avere maggiori possibilità, in virtù di una lunga collaborazione con la marina filippina avviata già nel 2015. Tuttavia, i KSS-III sudcoreani sono in grado di trasportare missili balistici Hyunmoo, atti a colpire le isole artificiali militari cinesi nell’area e gli asset su esse ubicate.

L’arcipelago della discordia

Le Filippine e la Repubblica Popolare Cinese sono coinvolte da decenni in una disputa territoriale relativa alle Isole Spratly, un piccolo arcipelago di isole localizzate nel Mar Cinese Meridionale. Fortemente inospitali e quasi del tutto disabitate, esse sono però caratterizzate da fondali estremamente ricchi di idrocarburi, il che ha determinato l’insorgere di rivendicazioni su di esse da parte di numerose nazioni dell’area. Di fronte alle crescenti rivendicazioni territoriali cinesi, nel 1995 il Congresso Filippino approvò un programma di modernizzazione delle forze armate volto a trasformare queste ultime, tradizionalmente impiegate per lo svolgimento di compiti da contro insurrezione, in una forza militare atta a fronteggiare minacce esterne.

I fondi allocati per il finanziamento della modernizzazione delle forze armate vennero tuttavia tagliati a seguito della crisi economica del 1997. Le Filippine controllano la porzione maggiormente estesa territorialmente delle isole, ma le sue forze armate sono tradizionalmente considerate tra le più deboli della regione e risultano del tutto inadeguate a difendere la ZEE del paese, come dimostrato dall’incapacità del paese di proiettare la sua forza verso la secca di Scarborough, la quale a partire dal 2012 è stata de facto occupata da Pechino.

Le possibilità di una guerra

Terminato il Secondo conflitto mondiale, Churchill aveva asserito come la guerra dei giganti fosse terminata, lasciando il posto alle guerre dei pigmei. Allo stato attuale, di fronte al progressivo spostamento della potenza economica e militare relativa dall’Occidente all’Indo Pacifico, le prossime battaglie dei giganti si svolgeranno con larga probabilità in quest’area del globo. L’Indo Pacifico presenta attualmente molte delle caratteristiche che hanno determinato lo scoppio di numerose guerre in Europa, in particolare: presenza di risorse naturali contese tra diversi attori, assenza di un sistema di mutua sicurezza e di condivisione delle suddette risorse e un forte incentramento da parte degli stati dell’area della propria politica estera su un concetto di sovranità strettamente westfaliano.

Di recente Pechino e Manila sono state coinvolte in un nuovo scontro che ha nuovamente mostrato le forti tensioni nell’area. Negli ultimi anni Pechino ha condotto una politica di militarizzazione della zona, costruendo diversi isolotti artificiali ospitanti basi militari in grado di ospitare missili antinave, missili antiaerei, navi da guerra e una pista d’atterraggio per aeromobili, incrementando notevolmente le capacità di proiezione di Pechino.

L’invasione russa dell’Ucraina ha mostrato come le possibilità di una guerra tra due nazioni sia ancora possibile. La decisione del Presidente russo Vladimir Putin di sferrare l’attacco è derivata dalla sua errata percezione circa il coefficiente di potenza delle forze ucraine e la volontà della popolazione di difendere il proprio Paese, unita all’erronea convinzione che l’Occidente non avrebbe supportato Kiev. Un tale stato di cose è passibile di verificarsi anche tra la Cina e le Filippine, Pechino potrebbe infatti sottovalutare le capacità combattive di Manila e la sua volontà di difendere i propri territori, nonché valutare la crescente stanchezza di una rilevante parte dell’opinione pubblica statunitense per interventi all’estero come un segnale della debolezza americana, ritenendo quindi che Washington non sosterrebbe le Filippine in caso di attacco.

D’altro canto, le disastrose conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina hanno certamente rappresentato un segnale per Pechino circa i rischi in cui il paese potrebbe incorrere perseguendo

mediante mezzi militari le proprie ambizioni territoriali. In conclusione, se da un lato un confronto militare tra le due nazioni pare improbabile, è pur vero che sussistano tutte le condizioni atte per un suo effettivo scoppio.

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