L'ammiraglio Samuel Paparo, neo promosso comandante in capo delle forze Usa nell'Indo-Pacifico, ha affermato in una recente intervista che l'introduzione di sottomarini a propulsione nucleare nella marina della Corea del Sud potrebbe essere presa in considerazione in futuro, a seconda degli scenari operativi che si paleseranno. “Dal punto di vista della guerra sottomarina, penso che sia importante che alleati e partner trovino modalità più efficienti ed efficaci per combinare le nostre capacità al fine di difendere le nostre alleanze e partenariati più efficacemente”, ha affermato l'ammiraglio durante un'intervista con la stampa sudcoreana avvenuta giovedì scorso sulla pista della base aerea di Hickam alle Hawaii.
“E se l'analisi operativa ci porterà a crederlo, allora potremo seguire questa strada in un secondo momento”, ha aggiunto. Paparo, tuttavia, ha sottolineato di non avere al momento ulteriori commenti sulla questione però ha tenuto a precisare che essendo “partner paritari e Paesi altamente tecnologici, dobbiamo affrontare la questione da un punto di vista egualitario”.
Da qualche anno negli ambienti militari e politici sudcoreani si dibatte sull'opportunità di dotarsi di sottomarini a propulsione nucleare da attacco (o Ssn) a fronte degli ultimi progressi nordcoreani nel campo della guerra sottomarina: Pyongyang, oltre ad aver dimostrato una certa vivacità nel settore dei droni subacquei (o Uuv – Underwater Unmanned Vehicle), ha varato il suo primo sottomarino lanciamissili balistici, che, nonostante sia a propulsione convenzionale, rappresenta comunque un passo in avanti nella cantieristica nordcoreana e nella capacità di deterrenza.
Il battello, battezzato “Eroe Kim Kun-ok” e varato il 6 settembre 2023, dietro la falsa-torre ospita un compartimento ospitante due file di cinque tubi di lancio verticali per Slbm (Submarine Launched Ballistic Missile) e a discapito delle limitazioni date da uno scafo trasformato da un vecchio sottomarino di epoca sovietica (della classe Romeo) e della sua propulsione, permette alla Corea del Nord di fare esperienze operative ma soprattutto di avere una prima parziale capacità di ridondanza del proprio deterrente nucleare, che sino al varo dell'unità era affidata esclusivamente ai missili balistici basati a terra.
È raro che un comandante di alto livello della marina statunitense discuta di tali argomenti pubblicamente, pertanto potrebbe essere il segnale che a Washington stanno seriamente prendendo in considerazione la possibilità di condividere tecnologia per la costruzione di Ssn.
Questo cambiamento di rotta – prima di oggi gli Usa non hanno mai considerato né questa opzione né di schierare armi nucleari in Corea del Sud – è quasi sicuramente dovuto al recente accordo tra Russia e Corea del Nord riguardante la possibile fornitura di competenze tecniche per la missilistica a Pyongyang, che potrebbe contribuire molto allo sviluppo di nuovi vettori (come gli Slbm) e al miglioramento di quelli già esistenti. Ma come potrebbero vedere la luce gli Ssn della Corea del Sud?
Gli Stati Uniti potrebbero percorrere due strade: la prima attraverso un accordo strettamente bilaterale, con la decisione di costruire congiuntamente nuovi battelli adatti alle esigenze sudcoreane (magari partendo dai KSS-III) oppure cedendo un paio di vecchi classe “Los Angeles” riadattati per averli in servizio in un tempo più breve; la seconda attraverso l'Aukus – l'accordo strategico tra Australia, Regno Unito e Usa – che prevede la costruzione di sottomarini a propulsione nucleare per Canberra. In questo caso, la strada sarebbe facilitata per tutti i Paesi dal punto di vista industriale perché allargherebbe il partenariato a una nazione dove la cantieristica è fiorente ed è di alto livello (si vedano proprio i sottomarini classe KSS-III), inoltre dal punto di vista politico si sta spargendo già la volontà di allargare l'Aukus, con Londra che sotto la passata amministrazione spingeva per farvi entrare il Giappone.
La parte più interessante della questione degli Ssn per Seul, però, è proprio quella accennata dall'ammiraglio Paparo sull'analisi operativa: battelli di questo tipo aprono letteralmente gli immensi spazi oceanici, pertanto le unità non sarebbero solamente impiegate dalla Corea del Sud per contrastare e surclassare la neonata forza sottomarina nordcoreana da attacco, ma anche quella cinese sempre più attiva e presente nei mari del Pacifico
Occidentale. Ovviamente questo scenario non si paleserebbe nel brevissimo periodo, ma solo quando i battelli sarebbero pronti e gli equipaggi addestrati a dovere, quindi, se si cominciasse quest'anno, non prima del 2030.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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