Il direttore del Tg1: "Autonomo e indipendente, vado avanti"

Augusto Minzolini si definisce "indipendente e autonomo", respinge le accuse, ripete di non sapere ancora se è indagato e denuncia un "atteggiamento pretestuoso" contro di lui

Il direttore del Tg1: "Autonomo e indipendente, vado avanti"

Roma - Lo ha detto nel suo editoriale al Tg1, subito dopo la bufera sul caso Trani, lo ripete nell’intervista a Enrico Mentana: «Non cambio, vado avanti».
Augusto Minzolini si definisce «indipendente e autonomo», respinge le accuse, ripete di non sapere ancora se è indagato e denuncia un «atteggiamento pretestuoso» contro di lui. Il direttore del Tg1 non ha intenzione di lasciare la sua poltrona, come vorrebbe l’opposizione, né di modificare la sua linea. Ricorda i cambiamenti che ha fatto al Tg, ribadisce che rifarebbe tutti i suoi editoriali, da quello sull’immunità a quello su Craxi, non si scusa per il titolo sulla Cassazione nel caso Mills, in cui si parlava di «assolto», invece che di «prescritto».

«Preferisco essere cacciato per la linea - dice nell’intervista per «Mentana Condicio» su Corriere.it -, ma non perché gli ascolti vanno male o perché il prodotto non è all’altezza». Il direttore ricorda che il Tg1 deve stare sul mercato e aggiunge: «Penso di essere equilibrato, lo penso sul serio, lo vedo dagli ascolti». E questo, anche se c’è «da mesi una campagna» contro di lui, «quasi intimidazioni» che vengono da Marco Travaglio ad Annozero e da Serena Dandini in Parla con me.

Minzolini parla anche del suo rapporto con il premier. Sudditanza? «È una pura idiozia! Io parlo con tutti, non c’è assolutamente questo rapporto, non c’è un filo diretto. Dal mio insediamento l’avrò sentito 5 o 6 volte». E aggiunge: «C’è chi telefona e chi mi fa telefonare, ma lo fanno tutti. Sono tutte cose banali che avvengono per i direttori Rai e per tutti i direttori». Su Berlusconi afferma: «Non mi scandalizza che esprima giudizi su Santoro, lo ha sempre fatto». Quello che conta «sono i fatti: quelle trasmissioni non sono mai state chiuse».

Un duro giudizio sull’articolo del Fatto, che ha rivelato l’inchiesta e il suo coinvolgimento. Minzolini lo definisce «ignobile», ma sottolinea di non leggere mai quella testata, così come, «non guardo quasi mai nemmeno Annozero». E un giudizio altrettanto duro sugli inquirenti pugliesi, perché per il direttore del Tg1 la storia delle carte di credito «revolving» su cui indagavano, da alcuni elementi appare solo come «un pretesto» per mettere sotto controllo alcune utenze telefoniche.
Minzolini ripete la sua versione dei fatti: a dicembre ha saputo della vicenda quando è stato convocato a Trani come persona informata dei fatti sulla storia delle carte di credito.

Nelle intercettazioni, evidentemente, qualcuno aveva «millantato» che i tg avevano volutamente nascosto la notizia, su pressioni delle banche coinvolte. Ma, sottolinea il direttore del Tg1: «Credo di essere stato l’unico tg che ha fatto un servizio su questa storia.

E allora per quale motivo, prima di mettermi il telefono sotto controllo, il pm non si è preoccupato di verificare se l’ipotetico reato era stato commesso? E perché non sono stati intercettati i direttori degli altri tg che, invece, il servizio non l’hanno nemmeno trasmesso?».

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