Gianna Nannini, il nuovo disco si apre con uno schiaffo rock intitolato 1983.
«È simbolicamente la mia vera data di nascita».
Canta «Sono nata senza genere».
«Sessualmente non appartengo a nessuna categoria».
Ma perché 1983?
«Quell'anno ho avuto una sorta di crollo psicologico, è stato un viaggio molto duro per me. Se riguardate le mie interviste in tv di allora, con Mike o con Raffaella Carrà, si capisce che io ero da un'altra parte».
Droga?
«Ma no, non c'entra la droga, ero in un periodo di stress clamoroso, con Fotoromanza avevo perso me stessa, avevo recitato per Salvatores in Sogno di una notte d'estate, non dormivo la notte...».
Poi?
«Poi ho aperto tutti i miei chakra con Bello e impossibile e sono ripartita».
Tanti artisti giovani non resistono e si fermano.
«Il rischio è che oggi si sentano dire allora sai che si fa, ti si cambia».
In mezzo secolo di carriera (esordio nel 1974 come voce di Stereotipati noi dei Flora Fauna Cemento di Mario Lavezzi) Gianna Nannini è cambiata tante volte, è stata rock, è stata acustica rimanendo però sempre riconoscibile. E anche questo disco di inediti, che si intitola Sei nel l'anima (si scrive proprio così - ndr), è il ritratto di un'artista che all'alba dei settant'anni continua a non avere confini. Non a caso, il progetto non è soltanto musicale ma comprende pure un film (dal 2 maggio su Netflix) e un libro (la ristampa di Cazzi miei con una nuova prefazione) che hanno entrambi il titolo che ricorda tale e quale un suo gigantesco successo del 2006, Sei nell'anima, così come lo leggete. Poi il tour. Un tour che da novembre girerà l'Europa passando anche da Firenze, Torino, Milano, Eboli e Roma. «Stiamo pensando a come sarà lo show, di certo la prima canzone sarà 1983».
È molto rock. Il rock è anche fare gesti eclatanti come la sua arrampicata su di una balcone dell'ambasciata francese a Palazzo Farnese a Roma durante i test nucleari a Mururoa.
«Sì il gesto eclatante è spesso meglio di tante chiacchiere politiche. Ma ora c'è la tendenza ad appropriarsi delle cause altrui per farsi belle. Sta uscendo il disco e quindi...».
Il suo disco precedente, La differenza, è stato registrato a Nashville e ha un bel marchio blues. Questo è più vicino al soul.
«Perciò ho scelto questo titolo. Anima è la nostra parola per dire soul. Anche Connie Plank (il suo storico produttore scomparso nel 1987 - ndr) prima di morire mi disse che avrei dovuto fare un disco soul».
Avrebbe potuto pubblicare una raccolta di cover.
«Avevo pensato di selezionare i brani stranieri di soul e di gospel adattandoli con testi in italiano. Da It's all over now, Baby blue di Bob Dylan a Kozmic blues di Janis Joplin. Volevo far capire che anche in italiano questi brani vengono da dio».
Ma?
«Ho perso troppo tempo a chiedere e aspettare le autorizzazioni, così mi sono detta: me lo faccio da sola. L'unica traccia rimasta di quel progetto è I'd rather go blind di Etta James che è diventata Il buio nei miei occhi».
Ha scritto il testo con il sempre superlativo Pacifico, che ha firmato anche Sei nell'anima e qui è coautore di altri tre brani.
«Tra l'altro proprio con lui e con Francesco De Gregori stavo selezionando i brani per il disco di cover».
Nannini dal vivo è sempre trascinante.
«Gireremo l'Europa e poi forse il Nord America. Nel 2025 pensiamo di girare per i principali Festival europei».
Niente Russia?
«Mai suonato in Russia, ci sono andata parecchi anni fa con Pistoletto per un altro progetto».
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