Disperato colpo di regime per disinnescare Berlusconi

Con buona pace degli inviti del Capo dello Stato al dialogo e alla collaborazione tra maggioranza e opposizione, la sinistra ha deciso ieri due affondi, mirati soprattutto contro Silvio Berlusconi. Il primo riguarda il conflitto d'interessi; il secondo la Rai. Fallita dopo 13 anni la strategia giudiziaria per mettere fuori gioco il leader di Forza Italia, lasciando cioè questa impresa a un altro organo, la Magistratura, sconfessata dai cittadini-elettori, la sinistra ha deciso di agire in prima persona. L'obiettivo è di lanciare un preciso messaggio al centrodestra: Berlusconi sarà costretto a lasciare la politica, o comunque a recitarvi un ruolo minore e decrescente, quindi ciascuno faccia i propri conti e agisca di conseguenza.
La commissione Affari costituzionali della Camera, presieduta da Luciano Violante, ha approvato la proposta di legge sul conflitto d'interessi e da martedì il testo sarà in Aula. Il provvedimento sancisce l'incompatibilità tra incarichi di governo e chi possiede patrimoni che superino i 15 milioni di euro o società che operino con autorizzazioni e concessioni governative (cioè Berlusconi e Mediaset). Il patrimonio di chi deciderà di accettare un incarico di governo dovrà essere amministrato da un blind trust.
Ciò che colpisce è la giustificazione che ne ha dato Violante: «Credo che questo testo risponda in pieno alla attuazione di un punto del programma di governo». Dunque, al di sopra dei principi costituzionali, cui dovrebbero uniformarsi tutte le leggi, c'è il programma elettorale. È la stessa procedura che portò «democraticamente» Adolf Hitler al potere nel 1933. Egli non fece che attuare il «programma».
Il secondo affondo è stato portato sul Consiglio di amministrazione della Rai che era stato nominato dal precedente governo. L'incarico è stato dato a Padoa-Schioppa, per rimetterlo nelle grazie dell'estrema sinistra con cui era entrato in conflitto a causa della riforma delle pensioni. Tommaso Padoa-Schioppa ha dovuto sottoscrivere che «si è interrotto il rapporto di fiducia con il proprio rappresentante» del ministero nel Cda della Rai. Il ministro per le Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha aggiunto che il primo obiettivo del disegno di legge del governo per riformare la governance della Rai è quello di «rafforzare l'autonomia della Rai dal governo e dalla politica». Giustificazione meno cupa di quella di Violante.
Se la sinistra avesse vinto largamente le elezioni del 9-10 aprile 2006, se dopo un anno di governo avesse accresciuto il proprio consenso invece di vederlo crollare, se la costruzione del Partito democratico fosse stata accompagnata da largo e crescente entusiasmo, se avesse visto realmente sfasciarsi la Casa delle Libertà, forse avrebbe lasciato perdere, tirando le cose per le lunghe e lasciando fare al tempo. Ma le cose sono andate e stanno andando diversamente e allora ha deciso il colpo di regime, attaccando il principio di uguaglianza, di libertà d'impresa e di informazione. Il prossimo obiettivo di questa logica totalitaria sarà la libertà d'azione della Chiesa mentre l'applicazione di un razzismo alla rovescia a spese degli italiani è già in atto da tempo.


Decidere per via legislativa che Berlusconi dovrà uscire dalla politica è la disperata speranza della sinistra di disarticolare il centrodestra e conquistare per via normativa la maggioranza dei consensi elettorali facendo affidamento sull'opportunismo e il conformismo. Così la sinistra ha completato il suo quadro con una bella cornice legislativa. Ma il quadro non è stato ancora attaccato alla parete.
Alessandro Corneli

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