In "Diva futura" il porno che non esaltava la violenza

L'epoca di Moana e Cicciolina diventa la radiografia di una società che teneva nascosto il "desiderio"

In "Diva futura" il porno che non esaltava la violenza
00:00 00:00

All'inizio ha i toni scanzonati di chi viene catapultato per la prima volta in un mondo sorprendente e disinibito come quello della prima agenzia italiana di attrici porno che si chiamava Diva futura e che è il titolo del nuovo film di Giulia Louise Steigerwalt, uno dei cinque italiani in concorso alla 81esima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Tratto dal libro di Debora Attanasio, Non dite alla mamma che faccio la segretaria (Sperling & Kupfer), il film segue infatti l'arrivo di Debora, interpretata da Barbara Ronchi, negli uffici dell'agenzia creata dal leggendario Riccardo Schicchi che ha il volto e le movenze molto studiate sull'originale di Pietro Castellitto.

Davanti a lei, negli uffici di via Cassia a Roma, teatro spesso dell'arrivo della Polizia per via delle tante denunce ricevute, si muove l'umanità spensierata delle prime «pornostar» copyright di Schicchi con nomi come Ilona Staller alias Cicciolina (Lidija Kordic), Eva Henger (Tesa Litvan), Moana Pozzi (Denise Capezza). Su questo nucleo, anche familiare non solo perché Schicchi aveva sposato Henger ma anche per via del fatto che abitavano tutti nello stesso condominio dell'agenzia, si muove tutto il film che inquadra la storia del porno italiano, attraverso i cartelli con gli anni di riferimento (dagli anni '90 al 2012 con la morte del fondatore di Diva Futura per complicazioni del diabete mellito di cui soffriva), inserendola giustamente nel contesto sociale e politico dell'epoca con la nascita del Partito dell'Amore (invenzione del vulcanico Schicchi), l'elezione in Parlamento di Cicciolina grazie al partito Radicale di Pannella, la candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma (andarono al ballottaggio Fini e Rutelli).

Proprio a questo riguardo, la regista, che ha scritto anche la sceneggiatura, sottolinea: «La società le ha disprezzate quando hanno ricercato altri ruoli. Rappresentavano il desiderio segreto degli italiani e andava bene solo finché tutto era nascosto».

Curiosamente Diva Futura, prodotto da Groenlandia con Rai Cinema e la nuova società Piperfilm che lo distribuirà nel 2025, è un film sul porno senza il porno «ero interessata più a far emergere l'emotività dei personaggi che a far vedere i corpi», ammette la regista e lo racconta utilizzando una chiave da commedia che però, con il trascorrere del tempo, si fa più grave e registra anche un cambiamento della pornografia con una maggiore violenza sulle donne tanto che c'è una frecciatina su una sequenza tristemente famosa con la testa di un'attrice spinta nel water in un film di Rocco Siffredi su cui Matteo Rovere, produttore di Diva Futura e marito della regista, ha già girato la serie

Netflix Supersex: «Mi piace unire la commedia con il dramma. La storia che volevo raccontare aveva tanta leggerezza e anche dei momenti esilaranti. È una scelta coraggiosa quella della Mostra di averla voluto in concorso».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica