Ha venduto milioni di album, è stato un idolo dei movimenti di protesta degli anni 60, ha scritto alcune canzoni che a distanza di decenni ancora danno i brividi per lemozione. Insomma, ha fatto la storia della musica. Eppure, alla poliziotta che lha fermato come «persona sospetta», il nome di Bob Dylan non ha detto nulla. Certo, lagente ha appena 24 anni, ma né il volto della leggenda del rock (che oggi ha 68 anni) né il suo nome le hanno suggerito di chiedergli un autografo, invece dei documenti. Chissà se titoli come Like a rolling stone o Blowin in the wind le avrebbero «acceso una lucina» nella memoria.
Era il 24 luglio scorso, a Long Branch, cittadina a un paio dore da New York, quando durante la notte è arrivata alla polizia la segnalazione che un vecchio «eccentrico» si aggirava intorno a una casa in vendita nel quartiere latino. La solerte agente Kristie Buble, una volta sul posto, ha interrogato lo sconosciuto: «Documenti, signore», «Non li ho, sono Bob Dylan». Poliziotta impassibile: «E cosa fa qui?». Risposta sincera del rocker: «Sto guardando questa casa. Sono in tour, sto in un albergo vicino, stasera suono con Willie Nelson e John Mellecamp». «Certo, intanto salga in macchina», ha detto lagente a quello che per lei, a quel punto, era un vecchio barbone un po fuori di testa. Lha portato allalbergo dove diceva di risiedere e lì, finalmente, dopo le spiegazioni della troupe, ha realizzato. E ha poi spiegato, a chi più vecchio di lei le domandava come avesse potuto non riconoscere Bob Dylan: «Ho visto delle sue foto da giovane, ma il suo volto non mi ha detto nulla. Pioveva, lui era bagnato fradicio, con i pantaloni di una tuta infilati negli stivali e due impermeabili con il cappuccio tirati sulla testa. Sembrava un vecchio scappato dallospedale». Certo, le rughe, labbigliamento, la situazione inusuale. Ma almeno il nome avrebbe potuto dirle qualcosa, nonostante il «gap generazionale» che la divide da quegli anni 60, dalle sue lotte e dai suoi idoli (che probabilmente erano quelli dei suoi genitori). Tra laltro, la casa che Dylan osservava incuriosito non era una qualunque, ma quella in cui, nel 74, Bruce Springsteen lavorò allalbum Born to Run.
Impossibile non ripensare al testo di Like a Rolling Stone, che Dylan scrisse nel 65: «How does il feel to be on your own, like a complete unknown?» (come ci si sente a sentirsi soli, come un perfetto sconosciuto?).
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