Stranieri nelle scuole milanesi, i conti non tornano. I dati ufficiali (peraltro relativi allo scorso anno) ci dicono, infatti, che gli alunni stranieri iscritti nelle scuole di Milano e provincia sono quasi 42mila. Ma se è vero che la media di questo tipo di alunni raggiunge il 10,20 per cento degli oltre 418mila degli effettivi iscritti, il dato dovrebbe essere aumentato di altre 6000 unità. Adesso potrebbero essere dunque vicino a quota 50mila. Per facilitare la loro integrazione l'amministrazione scolastica mette in campo complessivamente 94 insegnanti cosiddetti appunto «facilitatori». Una risorsa che, nonostante il costante incremento del fenomeno, resta invariata ormai da tre anni. Di fatto non c'è più scuola che sfugga all'inserimento di alunni stranieri, ma la situazione varia in misura talora clamorosa da scuola a scuola: si va infatti da quelle che vedono in classe solo poche unità di stranieri (i licei classici, in particolare), a quelle che devono accoglierne a centinaia. Il record ancora una volta spetta a un istituto professionale, il Bertarelli di corso di Porta Romana, con oltre 500 presenze. Ma altre scuole non sono da meno, alle medie e alle elementari, spesso con uno sviluppo del fenomeno sempre crescente. Si segnala in questo senso il caso dell'Istituto comprensivo della Casa del sole, in via Giocosa, ai margini di viale Monza, dove si registra un incremento di nuovi iscritti stranieri di 114 unità. E proprio i neoiscritti rappresentano il vero problema. Lo dice chiaramente Elio Gilberto Bettinelli, responsabile presso la facoltà di scienze della formazione alla Bicocca dei problemi di integrazione scolastica: «Se si dice che in una scuola il 40 per cento degli alunni è straniero, sarebbe bene anche dire quanti di loro sono nati qui o sono arrivati nei primi anni di vita. Secondo alcune ricerche oltre il 60% degli alunni stranieri della scuola primaria è nato in Italia e la tendenza è di un aumento continuo: la loro presenza porrà alle scuole un ordine di questioni diverso da quello del puro apprendimento della lingua italiana». La questione principale, dunque, è quella di mettere in condizione i neoarrivati di imparare la nostra lingua, pena l'impossibilità di seguire le lezioni in classe. Per questa ragione anche durante le vacanze in alcune scuole si organizzano appositi corsi di lingua per chi è abituato a comunicare in un altra lingua. L'istituto Marignoni, ad esempio, ci ha pensato nel mese di luglio, al Bertarelli a settembre, prima dell'inizio delle lezioni sono in programma laboratori di lingua italiana. Le risorse disponibili per superare queste difficoltà sono comunque del tutto insufficienti e per di più sono messi in discussione i criteri adottati per distribuirle alle scuole. Intanto perché si basano su dati ormai obsoleti: dati raccolti a fine novembre dello scorso anno, che quindi non tengono conto dei veri neoiscritti. Dati comunque che sono già stati contestati dai rappresentanti dei dirigenti scolastici. «Vi sono scuole - dice Gianni Gandola dell'Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici) provinciale - che avrebbero una percentuale di alunni arrivati nel corso dell'ultimo anno spropositata rispetto al totale degli alunni stranieri (per fare alcuni esempi: un circolo di Monza avrebbe 40 neoarrivati su 110 stranieri, un altro di Milano 67 su 107, altri due dell'hinterland uno 52 su 92, l'altro 50 su 90). Il dato è veramente poco credibile primo perché non è verosimile che nel corso dell'ultimo anno sia arrivata più della metà degli alunni stranieri presenti a scuola.
E secondo perché, qualora così fosse, non si capisce perché allora non risultino per quelle scuole richieste di istituzione di nuove classi. Dove sono finiti, infatti, tutti questi stranieri arrivati in corso d'anno e come mai non hanno inciso sulla composizione delle classi?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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