Don Gnocchi, Carlo Acutis, Paolo VI: messa con i nuovi santi

Spiega monsignor Fausto Gilardi, penitenziere maggiore del Duomo e responsabile dell'ufficio liturgico della Diocesi: "I nuovi santi entrano ufficialmente nella nuova edizione del Messale, con nuove orazioni ispirate alla loro biografia e ai motivi per i quali sono arrivati fin sugli altari"

Don Gnocchi, Carlo Acutis, Paolo VI: messa con i nuovi santi
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Novità in arrivo con il nuovo Messale ambrosiano, in vigore da domani, 17 novembre, ma a toccare l'immaginario dei fedeli (e non) è l'ingresso a Messa di santi e beati degli ultimi decenni, che non avevano ancora orazioni proprie. Nel nuovo Messale non mancano i santi. L'unico non ambrosiano è il «santo subito» Giovanni Paolo II, a fianco di Paolo VI, già arcivescovo di Milano, e della pediatra Gianna Beretta Molla, che incinta e con un tumore all'utero, preferì non accettare le cure: salvò il piccolo in pancia e morì a 39 anni. Lunga la schiera di beati, dal più giovane, anche di età, Carlo Acutis, che definiva l'Eucaristia «un'autostrada per il Paradiso», presto santo perché sarà canonizzato l'anno prossimo: è morto a 15 anni di leucemia e il suo corpo è esposto nella chiesa di Santa Maria Maggiore ad Assisi.

Spiega monsignor Fausto Gilardi, penitenziere maggiore del Duomo e responsabile dell'ufficio liturgico della Diocesi: «I nuovi santi entrano ufficialmente nella nuova edizione del Messale, con nuove orazioni ispirate alla loro biografia e ai motivi per i quali sono arrivati fin sugli altari». In alcuni passi del Messale sono stati anche modificati termini ormai desueti. Tra i due esempi, «è stata rivista la parola il tuo servo nella messa per i defunti, ora si dice figlio, fratello fedele, perché famulus in latino aveva un altro significato, più familiare». Altro cambiamento nella Messa del primo dell'anno: «liberaci dalle orge sfrenate del Demonio» è stato sostituito con non lasciarci cadere «nelle tentazioni del Demonio». È stata introdotta anche la nuova traduzione del Padre Nostro. Arriva la beata Enrichetta Alfieri, «chiamata l'angelo di san Vittore, che si è salvata dal campo di concentramento perché confinata in convento». Ci sono beati della carità come il celebre don Carlo Gnocchi, il patrono dei mutilatini, e anche don Luigi Monza, che ha fondato «La nostra famiglia», per i bambini con handicap, che esiste ancora a Ponte Lambro. Ci sarà il beato Clemnte Vismara, missionario nativo della Brianza.

Qualche curiosità. Tra i nuovi beati nel Messale, si sentirà parlare di don Luigi Talamona, che è stato anche consigliere comunale (un suo ritratto a grandezza naturale è nella chiesa di san Pietro in Gessate, di fronte al Tribunale) e che ha fondato l'istituto delle Suore misericordine (la loro casa di cura esiste ancora a Lecco). Ancora, la beata Armida Barelli, tra le ispiratrici e le fondatrici dell'Università Cattolica insieme con padre Agostino Gemelli. Ed ecco due "semplici" sacerdoti: Serafino Morazzone, parroco di Chiuso, diocesi di Lecco, «una specie di santo curato d'Ars milanese, secondo le parole di Schuster», ricorda ancora monsignor Glilardi. Con lui il beato don Mario Ciceri, sacerdote milanese morto alla fine della seconda guerra mondiale, vicario parrocchiale a Solbiate.

In occasione della

promulgazione del Messale l'arcivescovo, Mario Delpini, invita «tutti a disporsi in umile docilità, perché lo Spirito aiuti la preghiera personale e di tutta la comunità» e a «curare le condizioni delle celebrazioni».

Sabrina Cottone

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