Donatore morto salva 4 persone

Il fegato, «tagliato a misura», è stato trapiantato in un bambino di dieci anni

Ignazio Mormino

Nella avventurosa e dolorosa storia dei trapianti, la vita e la morte si danno la mano. Un incidente stradale può stroncare una vita e salvarne un’altra. Questa volta, addirittura quattro: un ragazzo di 18 anni, infatti, ucciso da un pirata della strada con la decisione della sua famiglia di donare gli organi ha salvato la vita a quattro persone fra Milano, Genova e Torino. In particolare, all’Istituto dei tumori di Milano, ventiquattr’ore fa, l’équipe del dottor Vincenzo Mazzaferro ha trapiantato una parte del fegato del diciottenne nel corpo di un bambino di dieci anni che (per colmo di sfortuna) era portatore d’un carcinoma epatico. Perché le misure di quest’organo così importante cambiano con gli anni. Una tecnica convenzionalmente definita split-liver («fegato diviso») che permette di prelevare la parte del fegato che entrerà nel corpo del paziente in attesa e di destinare la parte restante a un secondo trapianto, qualche volta a un terzo.
Così Mazzaferro e il suo team hanno cominciato a Niguarda (dove era appena morto il ragazzo diciottenne coinvolto in un incidente) il loro lungo intervento; poi sono tornati nella loro sede istituzionale, in via Venezian, per eseguire il trapianto vero e proprio, particolarmente delicato data l’età del malato e le sue basse difese immunitarie. Il chirurgo e i suoi sette collaboratori (dell’équipe fanno parte anche patologi, radiologi e psicologi) sono rimasti in sala operatoria più di 15 ore, trasferendosi subito dopo in rianimazione. Oggi il dottor Mazzaferro parla, con molta prudenza, di intervento riuscito ed esprime «cauto ottimismo» sul futuro del bambino operato. Le statistiche lo confortano: in 97 casi su cento i soggetti su cui è stato innestato un fegato nuovo riprendono una vita normale. Nei bambini, questa percentuale scende al 92-93 per cento.
La divisione di chirurgia epato-gastro-pancreatica (che comprende anche le attività di trapianto) dell’Istituto dei tumori di Milano, diretta appunto da Vincenzo Mazzaferro, è nota a livello internazionale per il rilevante contributo scientifico dato agli studi sulle patologie epatiche d’interesse chirurgico. Su questa strada, aperta dal professor Leandro Gennari, Mazzaferro e i suoi collaboratori hanno ottenuto molti riconoscimenti.

All’Istituto di via Venezian si fanno ogni anno quaranta trapianti di fegato. Non può essere in alcun modo intaccato il record torinese (e italiano) del Professor Salizzoni; ma resta l’orgoglio di ottenere, ogni volta, risultati eccellenti, con livelli di mortalità tra i più bassi d’Europa.

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