Doris: «Più dividendi per Mediolanum»

Il gruppo chiude settembre con 180 milioni di utili (+41%) La presenza in Popolare Vicenza poteva essere superiore

Massimo Restelli

da Milano

C’è una «piccola quota» della Banca Popolare di Vicenza nel patrimonio personale di Ennio Doris che promette «più dividendi» a quanti investiranno nella “sua” Mediolanum (meno 2,15% in Piazza Affari). Il gruppo specializzato nel settore del risparmio gestito «rimarrà indipendente» e «aumenterà gli utili», assicura il banchiere il cui investimento nella Popolare di Vicenza sembra confermare quel travaso di soci e “territorio” verso il gruppo di Gianni Zonin, favorito dalla conquista di Antonveneta da parte dell’olandese Abn-Amro.
Un ottimismo quello di Doris basato sui conti dei primi nove mesi che hanno fatto registrare per Mediolanum un utile netto di 180 milioni (più 41%) a fronte di 29,6 miliardi di masse amministrate (più 17%) e di una raccolta lorda di 4,4 miliardi (più 13 per cento). Bene sia il presidio italiano sia l’estero, dove però il prossimo passo dopo Spagna e Germania non sarà in agenda prima del 2007.
Mediolanum ha visto aumentare i profitti, come sarà impiegato il denaro?
«Vedremo di essere generosi con i dividendi. Il pay-out potrebbe rimanere stabile ma i dividendi saliranno in maniera almeno proporzionale agli utili. E per fine anno siamo molto ottimisti: i profitti saranno sicuramente superiori a quota 200 milioni».
Non crede sia il momento di un’intesa internazionale?
«Abbiamo ricevuto proposte sia da parte di banche d’affari sia da parte di alcuni soggetti diretti ma è difficile: sono molto motivato a costruire un gruppo autonomo».
E l’asse con le Generali?
«Siamo troppo diversi».
È pronto ad aumentare l’impegno in Mediolanum?
«Attualmente controllo il 37,7% del capitale ma conto di portarmi rapidamente al 38 per cento. Se i prezzi rimarranno questi sono pronto ad andare avanti, è un investimento troppo interessante».
Come sta andando Riflex?
«A fine ottobre i conti correnti Riflex erano 61mila a fronte di 26mila carte di credito aperte con un incremento del 127% sul 2004, che sale al 313% al netto di alcune iniziative promozionali».
Perché ha sfilato la partecipazione in Mediobanca detenuta tramite Consortium?
«È una risistemazione del mio patrimonio personale che non c’entra con la quota controllata da Mediolanum. In ogni caso non cambierà nulla».
Come commenta l’esito della battaglia che ha consegnato Antonveneta ad Abn Amro a discapito di Bpi?
«Ci sono due aspetti. Per chi tifava italiano può essere considerato un insuccesso ma c’è l’attesa per una maggiore concorrenza sul mercato che io mi auguro seguirà».


È socio di Pop. Italiana?
«No. Antonveneta era una questione affettiva».
E in Popolare di Vicenza, Zonin sembra aver raccolto il testimone di Padova ...
«Ho un piccolo investimento, perché non è stato possibile fare di più».

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