Draghi avverte i banchieri: "Sui dividendi serve prudenza"

Il faro di Bankitalia sui costi e le necessità di capitale. E gli istituti fanno i conti con le nuove sofferenze sui crediti per il 2010

Rinforzare il patrimonio, proseguire con il taglio costi e adottare una politica prudente nella distribuzione dei dividendi. È questo l’invito rivolto dal Governatore della Bankitalia, Mario Draghi, ai rappresentati dei principali istituti di credito del Paese, durante il consueto incontro semestrale che si è tenuto ieri a palazzo Koch.
Tema centrale della discussione è stata la solidità patrimoniale del nostro sistema bancario su cui continuano a pesare le conseguenze della crisi economica. «La crescita - si legge in una nota diffusa da Bankitalia - è ancora limitata rispetto ad altri paesi europei e le conseguenze ritardate della recessione continuano a pesare sulla qualità degli attivi bancari. I crediti deteriorati sono cresciuti anche nel 2010, anche se a ritmi meno rapidi dell'anno precedente».
Secondo i dati di Bankitalia a fine dicembre le sofferenze del nostro sistema bancario, ovvero i crediti non ripagati dalle aziende in crisi, sono saliti del 30% rispetto al 2009 raggiungendo la cifra monstre di 77,753 miliardi. Di questi però, 47 miliardi sono coperti dalle riserve accantonate dalle stesse banche. «L’aumento è significativo ma il tasso di crescita sta rallentando e per il prossimo anno stimo un incremento delle sofferenze di circa il 10%», commenta l’analista di una primaria sim milanese.
Secondo i dati che emergono dall’ultima trimestrale di fine settembre, Intesa Sanpaolo ha registrato sofferenze lorde per oltre 19 miliardi e nette per 6,6 miliardi, pari a 1,75 volte gli impieghi. Il dato sale per Unicredit che ha chiuso il terzo trimestre del 2010 con sofferenze lorde a 37,78 miliardi, di queste quelle nette sono state 15 miliardi pari a 2,7 volte gli impieghi. Sui conti di Banco Popolare pesa ancora la situazione ereditata da Italease, con sofferenze lorde a 5,5 miliardi, mentre quelle nette scendono a 2,79 miliardi, 2,9 volte gli impieghi. Il dato cala per Ubi Banca che ha un rapporto tra sofferenze nette e impieghi netti di 1,7 volte e per la Popolare di Milano a 1,2 volte.
I maggiori istituti sono già corsi ai ripari, secondo quanto descritto ieri da Bankitalia la situazione patrimoniale è migliore rispetto all’anno passato. Le banche italiane, «hanno dimostrato grande solidità durante l’acuta crisi finanziaria internazionale e fatto ulteriori progressi dal punto di vista della dotazione patrimoniale. Il processo dovrà continuare, anche alla luce della nuova regolamentazione internazionale del sistema bancario», si legge nella nota emanata d palazzo Koch. La prossima cartina tornasole saranno gli stress test che le neonate autorità europee stanno mettendo a punto e dovrebbero partire a metà di quest’anno. Proseguono inoltre le discussioni su Basilea III per definire i requisiti minimi di capitale richiesti alle banche europee.
Draghi ieri ha, inoltre, evidenziato «la scarsa propensione degli investitori istituzionali globali a sottoscrivere titoli dell’area dell’euro che rende onerosa la raccolta di fondi sui mercati da parte delle banche italiane». La soluzione richiesta da Bankitalia è quella di una politica meno generosa nella distribuzione dei dividendi e un’accelerazione sulla strada dell’efficienza e del taglio costi.

Secondo uno studio di Mediobanca i primi sette istituti del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi, Banco Popolare, Bpm, e Carige) per soddisfare ai requisiti chiesti da Basilea III necessitano di 22 miliardi, pari al 21% degli utili attesi al 2012. Anche Piazzetta Cuccia indica come soluzione sacrifici per gli azionisti con un netto taglio del dividendo.

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