Il drago, simbolo della misteriosa Eva

La porta dell’inferno. L’eterna tentazione. Colei che, volendo conoscere l’inconoscibile, porse al primo uomo un frutto pericolosamente dolce e ne distrusse per sempre l’innocenza. Dalla Bibbia fino ai Padri della Chiesa su su fino al Novecento, ma saltando a piè pari il mondo classico - che, riconosciamolo, aveva tutt’altre categorie mentali, anche se non è privo di inquietanti creature femminili, da Medusa a Medea - la donna è sempre stata associata al lato oscuro della creatura umana.
Il Mago è un essere dotato di poteri particolari che possono incutere timore ma anche rivelarsi benefici. La Strega è sempre da bruciare sul rogo. Ma a rifletterci bene oggi, dopo svariati secoli di maschilismo e un secolo tondo di femminismo, che cosa bruciavano sul rogo i giudici dell’Inquisizione? Esorcizzavano la propria paura di fronte a una creatura la cui essenza profonda sfuggiva loro, perché aveva legami con il magico e l’irrazionale, era Lilith, la luna nera, era l’impura che con il sangue di ogni mese riportava alla mente maschile arcani terrori di cruenti malefici. Era una creatura da imbrigliare, da dominare, priva di una mente chiara e razionale e forse chissà anche di anima, almeno fino al Concilio di Trento.
Attenzione dunque alle donne (altro che 8 marzo!) e agli archetipi che si portano dietro. Prendete per esempio la pittrice Maria Grazia Simonetta. A vederla è un grazioso donnino apparentemente innocuo, ma già i capelli rossi vi dovrebbero mettere in sospetto. Ancor di più quando apprenderete che ha abbandonato una rispettabile carriera forense per seguire la via ambigua e tortuosa dell’arte. È una celebre ritrattista di personaggi dell’aristocrazia, della mondanità e della Chiesa, ma il suo tema preferito è il Drago.
Dai sogni e dagli incubi della protostoria, Maria Grazia Simonetta richiama il mostro alato che vive acquattato nel nostro inconscio. Sono bellissimi draghi dipinti a olio, i suoi, esposti da domenica al castello di Vigevano. Forme sottili e guizzanti, dai loro occhi emana una sottile perfidia, talvolta sono simili a simboli araldici. E simboli infatti essi sono. Ognuno di loro rappresenta un aspetto della creatura umana, della sua esistenza e dei suoi peccati. La sete di potere, la guerra, l’avarizia, la morte. Qualcuno nasce da un uovo trasparente come il cristallo. «Dalla presenza misteriosa del drago seducente che si insinua nell’uovo della vita - spiega l’artista - inizia la rottura dell’equilibrio spirituale tra Creatore e creatura: nasce il sospetto, il dubbio, la paura, il desiderio del possesso e del dominio sull’altro...».
«Eva per sempre?» si intitola la rassegna. E ci si domanda che cosa c’entrino i draghi con la donna.

Fino a che, soffermandosi di fronte a un drago di particolare bellezza, ci si accorge che la sua testa è in realtà un volto femminile.

LA MOSTRA
«Eva per sempre?», Vigevano strada sotterranea del Castello. Da domenica fino al 29 marzo. Info: Dedalo 0832/539638 - 240/2703703.

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