E poi venne la malattia. Una di quelle che non perdonano neanche se ami davvero. E l'altra metà del tuo cuore è rivolta a una persona del tuo stesso sesso. È una storia vera quella di Spoiler alert e a raccontarla è il lui di questa coppia che ripercorre il viaggio senza ritorno dell'altro lui, quello che un male cattivo ha colpito e non ha perdonato. E ha lasciato il superstite, ostaggio di una vita monca e un'unica alternativa. Andarsene. Il più lontano possibile. Non per dimenticare quello che dimenticare è impossibile ma per poter continuare a vivere.
La sofferenza e la morte per una patologia crudele al cinema ha avuto tutte le stesse declinazioni che conserva nella quotidianità. In questa cornice i sentimenti omosex si dissolvono. Spariscono all'orizzonte del disastro e il garbo del racconto si sposa con una regia che intervalla sogni e incubi con la folle tecnica delle serie tv americane. Un accavallarsi continuo che spezza il ritmo della poesia dell'amore e si coniuga con il desiderio di vivere e il terrore di trovarsi invischiati in un brutto incantesimo. O addirittura rinverdisce i fantasmi di un passato giovanile, fatto di tutto e di niente al tempo stesso, dove c'è posto per l'infatuazione e i tradimenti, il perdono e la sofferenza.
Kit e Michael sono le anime di un film che vuol raccontare la tragedia, mescolandola ai toni della commedia. Non solo pianto, non solo gioia. Ma quello che contraddistingue i giorni, ossia un misto dell'uno e dell'altra spesso senza soluzione di continuità. Il film invita ad andare oltre. Oltre le miserie terrene che hanno il colore dei successi professionali e delle aspirazioni vere o presunte. E lo scopo è centrato, talvolta a costo di allontanare. Talaltra invece stupire, come nella vita vera.
E vero è il racconto di Michael Ausiello che su questo pezzo di amore e sofferenza ha scritto un libro alla base del film. Se un difetto c'è è non saper commuovere, colpa di quegli inserti televisivi che spezzano una tensione sempre un po' troppo di plastica.
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