Duccio & C, la domenica più lunga dei Vip

Duccio & C, la domenica più lunga dei Vip

(...) anzi durissima. Così è avvenuto, purtroppo. E l’amarezza e la delusione sono apparse in tutta la loro intensità, sui volti e negli sguardi dello staff dirigenziale e tecnico blucerchiato, che ieri era schierato in tribuna al completo, quasi che finalmente si potesse sorridere e applaudire ad una Samp risorta. Niente di niente. Eccoli, nell’ordine, il presidente senior, Duccio (cappello di feltro marrone e sigaro: in verità in ottima salute...), la bella e dolce Anna Pettena (coppoletta rosa, morbida e gran fiore sbocciato non è stato sufficiente per far... sbocciare anche la squadra), Edoardo Garrone che più trascorrevano i minuti più si tirava giù il prezioso passamontagna, tantoché alla fine il suo viso era scomparso. E ancora: Pasquale Sensibile, calvo, calvo, la disperazione sul volto come a dire: «Amici, non so proprio più che fare...». L’unico, immutabile, era il tecnico Teti, ma lui è sempre stato così, muto e cupo come una notte di nebbia. Purtroppo non sono bastati i sorrisi e le speranze deluse della dolcissima Monica Mondini (nonostante fosse consolata dal conte Clavarino), né la composta rassegnazione del vicepresidente Fabrizio Parodi (a nostro avviso, qualche buon consiglio lo potrebbe dare ai suoi amici, lui che esperienze sportive da eccellente manager le ha avute...). Così come il cappotto di morbido cammello del playboy novese Marco Semino è scomparso a metà partita, forse volato in quella Novi dove l’aspettava l’inseparabile Andrea Meneguzzi, unico ad aver capito che il sorriso e il piacere si assaporano di più in un «pub» amico che nella tribuna marassina. Sconsolato anche Franco Ardoino, che solitamente si chiude in pensieri profondi per tre giorni (senza riuscire a capire il dramma dei suoi amici giocatori) e in Galleria Mazzini, il suo regno, cerca disperatamente conforto in clienti accondiscendenti.
Disperato (si fa per dire) anche il professor Angelo Carella, splendida chioma imbiancata (dalle sofferenze blucerchiate?) e il recuperato (sportivamente parlando) Franco Pronzato che, da esperto diceva: «Questo è il peggior allenatore che abbiamo avuto, forse peggio anche di Cavasin...».
Pochi i politici che solitamente frequentano la tribuna (per via degli «omaggi» aboliti?), Monteleone, Plinio e Mazzarello (ormai in simbiosi, come dire: prosciutto e mozzarella), Ranieri che ha cercato ad un certo ad un certo punto di consolare Garrone senior («La cultura è quella che conta, presidente, non il calcio...»). Non s’è visto Marcello Danovaro (che fosse accanto alla Marta per consolarla e... invitarla a non presentarsi alle primarie?), mentre tentennava parecchio il capo Domenico Arnuzzo: «Basta con la storia dei moduli, sono i giocatori che vanno in campo...», mentre il professor Massimo Blondett (studioso dei fenomeni paranormali) cercava di spiegarsi il «fenomeno» Piovaccari...
Molti cercavano il sorriso e i baffetti di Cerezo, considerato dai più come un possibile sostituto di Atzori: lo si diceva in tribuna, anche se i pareri erano diversi. «Cerezo potrebbe ridare gioia e felicità a giocatori tristi e spenti». Ma sul piano tecnico conosce poco il nostro calcio.

Qualcuno azzarda: «Potrebbe andare in panchina, con Pedone al suo fianco...». La soluzione potrebbe andare.
L’ultima battuta è stata di Emanuele Dotto, radiocronista di lusso: «Non si è giocato nemmeno alla “viva il parroco”, qui siamo al “viva il curato”». Già.

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