E i falsi invalidi adesso ci fanno pure le corna

Ma chissà perché il gesto sprezzante di chi ha derubato per anni malati veri non scatena lo stessa indignazione dei furbetti che evadono il fisco

E i falsi invalidi  adesso ci fanno  pure le corna

L'arte di arrangiarsi - arte è detta, per nobilitarne il ruolo - è sempre stata un vanto della napoletanità, il complesso dei costumi, dei caratteri e non ultimo dei valori che tradizionalmente sono attribuiti a Napoli e ai partenopei. E che questi ultimi, compiacendosene, si attribuiscono. Grazie anche a personaggi resi popolari da Eduardo De Filippo e dalla letteratura napoletana in genere, l'arte di arrangiarsi ha sempre goduto, nel generale sentire, non dico di aperta simpatia, ma sicuramente di una buona dose di tolleranza che non di rado mutava in condiscendenza.

Però, quando l'arte di arrangiarsi assume l'immagine della gaglioffa che vedete ritratta, il volto semicoperto per sfuggire alla curiosità, una mano inanellata e l'altra contratta nel gesto sprezzante e volgare delle corna, corna indirizzate a noi che la guardiamo (e la giudichiamo), la musica cambia. E quell'arte si fa pratica criminale fra le più meschine e odiose.

La gaglioffa è una delle trentadue persone - che si aggiungono alle 201 acciuffate qualche mese fa tra Poggioreale e il quartiere napoletano di Pendino, tutti clienti di una fabbrica di invalidi taroccati gestita dalla malavita - agli arresti per essersi falsamente dichiarata cieca o paralitica, ancora non si sa, ed aver a quel titolo fasullo percepito la pensione di invalidità. Che è, come arte di arrangiarsi, uno schifo, una fetenzia per dirla in napoletano.

Chi non paga le tasse ruba il pane ai figli, come ha voluto dire, con sobrietà, ovviamente, Mario Monti. Ancorché pare sia lo sport nazionale, non battere lo scontrino fiscale fa venir la febbre allo spread e quindi al contribuente che si vede arrivare la stangata. Il giro di false fatture, poi, la febbre la fa venire al Pil anche se le conseguenze son sempre quelle: stangata. Comportamenti dunque criticabili e condannabili, meritevoli perfino di moti d'indignazione (dove andremo a finire, è ora di finirla con i furbetti, eccetera).

Tuttavia nessuno di quegli espedienti così come nessuno degli autori di quelle frodi fiscali suscita lo sdegno, il disprezzo, la rabbia diciamo pure, che ispira chi si «arrangia» truffando lo Stato - e i cittadini - con certificati patacca di invalidità. Solo nel napoletano sono stati in tal modo dirottati dalla giusta causa cinque milioni, bei soldi sottratti agli invalidi dolorosamente veri che anche o forse soprattutto per la fiorente industria delle false invalidità (che ce ne ha fatte vedere di tutti i colori, ciechi che giocavano a tennis, paraplegici che facevano jogging, sordi che facevano i disk jockey...) lo Stato sociale - bucato come un colapasta - sostiene come può, cioè poco e male.

Complimentandoci con i Carabinieri del Comando di Napoli,

autori della benemerita retata, avanziamo la richiesta di fornirci, magari mettendole on line, le foto segnaletiche e i nomi e cognomi di quei mascalzoni e mascalzone. Perché meritano la gogna, la meritano fino in fondo.

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