E i girotondini aprono il fuoco sull’intreccio tra Ds e finanza

La rivista con due lunghi articoli attacca D’Alema, Fassino e i «Furbetti del Botteghino»

Luca Telese

da Roma

Marco Travaglio-due, «la vendetta». Lo avevano tanto attaccato, da sinistra, per la sua famosa, caustica frase su chi nel centrosinistra «era entrato a Palazzo Chigi con le pezze al culo per uscirne milionario». Lo avevano tanto osteggiato, i dalemiani, per i suoi attacchi (Gianni Cuperlo, ex consigliere di Massimo D’Alema ai tempi in cui era premier aveva addirittura annunciato querela) e lui ha chiuso il conto dedicando alla finanza «rossa» un intero file del suo archivio. Per colpire duro. Questo mese, sul Micromega, di Paolo Flores D’Arcais, in coppia con uno dei suoi pards giornalistici preferiti - Gianni Barbacetto - Travaglio ha confezionato un bel regalino alla Quercia: un minidossier di trenta pagine (trenta!) per mettere in croce la sinistra degli affari. Mica male, visto che i Ds a sono il partito di riferimento del giornale - l’Unità - su cui Travaglio ha una rubrica quotidiana. Già i titoli delle due inchieste sono tutto un programma: Travaglio si esercita su «I furbetti del Botteghino» (con Piero Fassino e Massimo D’Alema primi della lista), Barbacetto si mette a frugare nella «Dalemoni merchant bank». Il risultato? Un dossier sulle relazioni economico-politiche dei Ds che, se letto, metterebbe di cattivo umore qualsiasi militante della Quercia.
Le tesi dei due scritti gemelli è molto semplice: 1) i Ds si sono invischiati in una partita oscura, cedendo alla tentazione del potere e chiudendo gli occhi su molte pagine inquietanti pur di proteggere l’Unipol (il colosso cooperativo a cui sono legati). 2) I Ds hanno perso ogni purezza politica, inventandosi quella che i due chiamano «la Bicamerale degli affari».
Le critiche a Consorte. Scrive Barbacetto, sul presidente dell’Unipol: «Ciò che viene criticato è l’attivismo di Giovanni Consorte, la sua spregiudicatezza, le sue alleanze. È impressionante vedere la ragnatela di intrecci azionari che lega tra loro i quattro protagonisti delle scalate d’estate, il poker d’assi FIorani-Gnutti-Ricucci-Consorte». Ancora: «Il vero disagio è nei Ds e nel loro mondo: molti non lo esprimono all’esterno, per timore di indebolire il partito alla vigilia di un cruciale scontro elettorale. Ma il disagio c’è, profondo e diffuso». Disagio per cosa? Prima di tutto per i legami d’affari del colosso cooperativo. Racconta Barbacetto, tentando una radiografia dell’intrico proprietario emerso quest’ estate: «Con il finanziere bresciano Chicco Gnutti, i legami di Consorte sono antichi e stretti. Unipol possiede infatti il 7,1 della sua finanziaria, Hopa. D’altra parte, Hopa e Fingruppo (altra finanziaria di Gnutti) insieme avevano il 15% di Unipol Merchant. E Hopa aveva anche il 20% di Finsoe, la società che controlla la Unipol». Osserva Barbacetto: «È un’architettura sociale così arzigogolata e autoreferenziale piena di scatole cinesi e partecipazioni incrociate, da fare invidia perfino alla vecchia costruzione "gotico-castrense" delle 23 holding berlusconiane» (per Barbacetto, va da sé, non è un complimento). E poi, sui rapporti Unipol-governo, il giornalista riporta un’intercettazione di Consorte: «Per una questione di equilibrio si fa uno per uno. Berlusconi mi ha detto che faccio bene». Segue giudizio spietato: «Lo scambio è enunciato con chiarezza: una a te, una a me; una a destra, una a sinistra. Antonveneta a Fiorani Bnl a Consorte. Dunque destra e sinistra - scrive Barbacetto - in questa storia non sono alternative, ma complementari». È la Bicamerale degli affari.
Travaglio, dal canto suo, lavora con lo stiletto sullo stato maggiore della Quercia esaminando le intercettazioni di Consorte: «Nei giorni cruciali della scalata Unipol l’amministratore delegato è in costante contatto con i vertici Ds: il segretario Piero Fassino e il presidente Massimo D’Alema, e parla al telefono anche con il tesoriere Ugo Sposetti, il deputato (senatore, ndr) dalemiano Nicola Latorre». Osserva Travaglio: «Nessuno si scandalizza dei colloqui fra un segretario di partito e i capitani di industria, tanto più se appartengono a società così vicine al suo partito. Ma un conto è parlare con loro in tempi normali, un conto tenersi in continuo contatto con uno di questi nei giorni cruciali di una scalata o di un’Opa».
E poi, passando ai rapporti con gli immobiliaristi d’assalto: «L’Unipol, prima di lanciare l’Opa (sulla Bnl, ndr) ha acquistato i pacchetti di azioni Bnl in possesso dei contropattisti, cioè al costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, e agli immobiliaristi Coppola, Statuto e Ricucci, garantendo a quest’ultimo cospicue plusvalenze da spendere nella scalata al Corriere della Sera. Non solo: «Poi Unipol ha finanziato Ricucci con 210 milioni di euro».

Travaglio affonda il suo coltello passando ai raggi X tutte le dichiarazioni benevole di Fassino e D’Alema sull’immobiliarista: «Davvero davanti a questo spaventoso viluppo di interessi sono soltanto finanziari, ma anche politici, il principale partito della sinistra italiana non ha proprio nulla da dire?». Chissà cosa diranno i suoi elettori, se leggeranno questo dossier.

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