E l’alta moda «attacca» le 35 ore

Lo sfogo di Givenchy e Lacroix: Sarkozy deve cambiare la legge. I nostri modelli richiedono almeno 50 ore di lavoro ciascuno

da Parigi

«Sarkozy deve modificare la legge sul lavoro in Francia: 35 ore alla settimana sono troppo poche per ultimare una collezione d’alta moda nei tempi dovuti». Il mondo della couture parigina chiede a gran voce l’intervento del presidente per evitare spese inutili, multe salate e problemi sindacali. «In questi giorni di sfilate gli ispettori si aggirano come avvoltoi sugli atelier» dicono da Christian Lacroix che ieri ha mandato in passerella 39 capolavori.
«Dipinti, ricamati e cuciti a mano uno per uno, questi modelli richiedono come minimo 50 ore di lavoro ciascuno» spiega il grande couturier nato ad Arles e giustamente fiero del suo inconfondibile tocco francese nel mescolare colori e pizzi d’altri tempi con lo stile etnico, l’immagine della Pompadour con quella delle madonne provenzali. «Per queste giacche giustacuore ci vogliono anche 35 tagli e relative cuciture, mentre per ricamare in oro quell’abito gioiello il laboratorio ha lavorato cinque giorni di fila» dichiara invece Riccardo Tisci che dal 2004 è direttore creativo della maison Givenchy con risultati a dir poco eccezionali per un giovane d’appena 33 anni nato in Brianza da una famiglia di emigranti pugliesi. Grazie al suo talento, lo storico marchio francese vive una seconda giovinezza e veste clienti come Rania di Giordania. «Vendiamo oltre 100 capi d’alta moda a stagione - dichiara l’amministratore delegato Marco Gobetti - non è una divisione strategica in termini di utili aziendali, ma rappresenta una palestra di ricerca e fa da volano all’immagine della griffe. Ecco perché sarebbe bello se aumentasse la flessibilità sulle 35 ore: già ora il problema è in parte superabile trattando con i sindacati, ma dobbiamo sempre sperare nella buona volontà dei dipendenti». Le 20 persone che lavorano nell’atelier di Givenchy non si son fatte pregare per ultimare la fenomenale collezione ispirata dalle ballerine di Degas e dalle opere digitali di Ray Cesar, surrealista pop che per 17 anni ha lavorato nel dipartimento di arte e fotografia dell’ospedale pediatrico di Toronto. Indimenticabili le gonne dall’orlo a chiocciola con le volute decorate da fodere in pizzo, chiffon bollito e minuscole pietre nere. Bellissime tutte le giacche tagliate come un giustacuore da danzatore per non parlare del tutu fatto da piume di uccelli tropicali.
Ad applaudire questa superba prova di stile e modernità c’era anche Alessandra Facchinetti che da stasera sostituirà Valentino. Un’altra giovane italiana chiamata a trasportare nel terzo millennio l’arte antica della couture? I francesi ci sperano.

E perfino nell’atelier di Martin Margiela, misterioso stilista belga controllato dal gruppo Diesel, erano euforici ma indignati perché gli otto modelli della linea Artisanal sono piaciuti moltissimo a tutti anche se solo 5 negozi al mondo potranno vendere capolavori come la stola in palline di carta dipinte a mano che richiede 50 ore in sartoria per l’assemblaggio a forma di volpe o il top fatto con una palla da discoteca modellando per 45 ore di fila gli specchietti sul corpo.

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