Negli scritti di Martin Lutero l'espressione «nuptiae Italiae», nozze all'italiana, indica una cosa sola: il sesso tra uomini. Il fondatore del protestantesimo non aveva bisogno di spiegarlo ai suoi lettori perché il significato era più che chiaro a tutti. Potrà dispiacere a qualcuno, ma nell'Europa tra Medioevo e Rinascimento la Penisola godeva di una fama consolidata: quella di essere un Paese di inveterati sodomiti. Già nel Trecento per inglesi e francesi l'omosessualità era il «vizio italiano». Per i tedeschi il luogo d'elezione di questo tipo di peccato era Firenze, ovvero Florenz. Da qui, nel tedesco antico, Florenzer, omosessuale, e il verbo florenzen, compiere atti di sodomia.
La nomea era talmente radicata che, come ricorda Marzio Barbagli nel suo libro, divenne oggetto di almeno una predica indignata di San Bernardino da Siena: «vai dai tedeschi e ascolta che bella idea hanno degli italiani! Dicono che non esiste al mondo nessun popolo che sia più sodomita del nostro». Anche qui nel mirino c'erano i fiorentini, tanto è vero che San Bernardino ricorda l'approvazione di una legge della Repubblica di Genova: ai cittadini del capoluogo toscano si vietava di assumere l'incarico di maestro per paura che corrompessero la gioventù.
Come ovvio, la diceria aveva una spiegazione semplice: la presenza più evidente di omosessuali, e la relativa preoccupazione delle autorità, erano legate ai fenomeni di urbanizzazione che coinvolsero per prime le aree più ricche dell'Italia centro-settentrionale. Appena qualche decennio dopo, quando a crescere saranno anche le città dei Paesi Bassi, come Bruges, Gand e Bruxelles, o i centri abitati di Germania e Spagna, gli archivi locali registreranno le stesse reazioni e le stesse ordinanze repressive. La reputazione, degli italiani, però, era ormai consolidata.
Di sicuro, racconta Barbagli, nelle città italiane del Medioevo l'omosessualità era punita più gravemente che in Germania.
E le pene sono diventate più pesanti con il tempo. Così, per esempio, Siena prevedeva per i gay una multa, e l'impiccagione solo se questa non veniva pagata. Perugia, con una norma approvata solo 40 anni dopo, mandava tutti direttamente al rogo.
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