E ora i falchi assetati di piazza vogliono la testa dell'Elefantino

La strategia dei giornali anti Cav. D'Avanzo e Travaglio sparano a zero contro Ferrara: "E' solo un ciccione che porta sfiga"

E ora i falchi assetati di piazza vogliono la testa dell'Elefantino

Non c’è più tempo. Si cammina sempre più velocemente verso l’arena e sembra quasi impossibile fermarsi: tiriamoci fuori da questa scia. Niente. Non c’è più neppure la voglia di ragionare. Battono solo i tamburi.
I fondamentalisti dell’antiberlusconismo ora sono contenti. L’Italia è bianca o nera e come sostiene Scalfari mentre chiacchiera con Nanni Moretti la differenza è antropologica. I loro lettori, quelli che venerano Annozero, i fedeli di Saviano, gli indignati, sentono solo l’odore della preda. Non gli interessa come catturarla. L’importante è farlo in fretta, con le procure e con la piazza, sputtanandolo urbi et orbi o gridando alla Bastiglia. Tutto il resto non conta. La democrazia è una perdita di tempo. Lo Stato entra nelle case delle persone e le perquisisce e le spoglia? E che vuoi che sia. Le intercettazioni diventano un marchio d’infamia? Se lo meritano. Saranno puttane o servi del Cavaliere. Qualsiasi discorso liberale diventa - come sostiene D’Avanzo - «pastone o brodaglia».
L’operazione di trasformare Berlusconi in una maschera del male è riuscita. Lo capisci ogni volta che non ti adegui al teorema. Questo accade ovunque, nelle conversazioni con gli amici che ti guardano con disprezzo e nei post di Facebook. Non c’è più un punto di incontro. La risposta è «vergognati», «fatti curare», «ebete», «venduto». Non ci sono più opinioni. C’è solo una verità e se non la riconosci sei cieco o in malafede. Quelli che un tempo citavano Voltaire ora hanno troppa fretta per starti ad ascoltare. I più sbrigativi ti insultano, gli altri ti commiserano. Il tempo del confronto è finito, la parola è alla piazza. «Se non ora quando?». Il male minaccia la dignità delle donne. Il male ci infanga, ci umilia, ci fa vergognare. Ecco, è la vittoria dei fondamentalisti. La politica è stata bandita. Questo è il tempo degli esorcisti. Nessuno osi fermarli.
Ferrara si è permesso di organizzare una manifestazione contro i puritani. Non in piazza, ma in un teatro. Quello che fino a poco tempo fa era l’arguto e sofisticato direttore dei foglianti è finito di diritto nella lista dei fuoricasta, sputategli addosso. Come già fate con i Minzolini, gli Ostellino, Santanché, Signorini, Sallusti. Chiamatelo ciccione. Via, tutti a caccia, dell’elefante e mirate al ventre. Schifo, sterco e infamità. Affrettatevi a dire, come fa un editorialista del Fatto, che il grassone porta sfiga. Come nella Vendetta dei Sith in Guerre Stellari: «È così che muore la libertà, sotto scroscianti applausi». Ah, scusate, la libertà è quella vostra. La libertà di inventarsi che l’Italia è sotto dittatura e Berlusconi farà la stessa fine di Mubarak. È stato eletto? Non conta. C’è il conflitto di interessi e chi lo vota è drogato di tv. Un ebete, appunto. Fortuna che la resa dei conti è vicina e come sostiene in privato un illustre farefuturista: non faremo prigionieri.
Solo che in questa storia del tiranno ci sono un po’ di cose che non tornano. Berlusconi non ha sempre vinto. Per due volte Romano Prodi è andato al governo. Non è stato cacciato da una congiura di palazzo. È caduto per i capricci dei suoi uomini, per la voglia di potere di D’Alema, per l’insofferenza della sinistra non ancora extraparlamentare, per quel vizio di bottega di defenestrare i leader. Ma è proprio qui il dubbio. Se l’alternativa a Prodi era il male assoluto perché suicidare il governo? Non ha senso. Se uno è davvero convinto che c’è un tiranno in circolazione fa di tutto, passa su qualsiasi cosa, pur di relegarlo all’opposizione. Prodi è durato il tempo di dire amen. Dov’era allora questa paura? Dov’era l’emergenza nazionale che oggi spinge gli anti Cav alla piazza rivoluzionaria e forcaiola? Berlusconi ha completato la sua metamorfosi in tiranno dal 2008? La tesi dei fondamentalisti non è questa. Berlusconi era il male già prima di scendere in politica. Questa febbre da guerra civile non dipende da Berlusconi e non si spiega con il bunga bunga. È più radicale. È un odio che viene dalle viscere. È una febbre che ha fretta, che si inebria di frenesia e vendetta. Se non ora quando non è una questione femminile. Il messaggio è più chiaro. Berlusconi va fatto fuori subito. L’opposizione moderata ha paura di parlare. Solo Cacciari ha detto che i governi cadono in Parlamento. Le prediche dei fondamentalisti hanno zittito tutti. Questo è cambiato dal 2008. Le conseguenze di questo finale di partita, semmai finale ci sarà, le pagheremo per anni.
Chi vuole sconfiggere Berlusconi ha una strada senza strappi. Può aspettare che il suo governo perda la maggioranza o che finisca la legislatura. Poi si va alle elezioni. La pazienza è una virtù democratica. È tolleranza. Il resto sono brutte scorciatoie. Berlusconi cade in piazza.

I suoi elettori dicono: ma con quale diritto delegittimate un governo votato dalla maggioranza? E vanno in piazza anche loro. È a questo che serve la democrazia, a scegliere chi governa senza scannarsi. L’alternativa è piazza contro piazza. Chi sparerà per primo? Divertitevi.

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