È solo un sussurro, un chiacchiericcio che rimbalza tra i protagonisti della politica: chissà cosa dirà Berlusconi? Lattesa è tanta e cè questaria strana di tensione, come una colonna sonora che annuncia che qualcosa accadrà. Il Cavaliere non lascia trasparire nulla, si limita a dire che è stanco di certi governicchi da politicanti. Parlerà. Questo è sicuro. E per rispondere al monologo di Fini a Mirabello ha scelto una piazza dove si sente a suo agio, tra i giovani del Pdl, allombra del Colosseo, a casa di Giorgia Meloni, in quella Atreju dove in questi giorni hanno cantato Max Gazzè, Davide Van De Sfroos e Irene Grandi. Non è casuale. È una sfida sul futuro. Fini ne ha fatto una bandiera, Berlusconi vuole dimostrargli che il futuro di cui lex leader di An va sempre cianciando è nato già vecchio. Il Cavaliere regolerà i conti con Fini guardando le facce dei ragazzi.
Lattesa crea nervosismo. Quanti assi ha ancora in mano il premier? Se lo sta chiedendo Fini, se lo chiede Casini e lo stesso fanno Bossi e Napolitano. La partita del governo non è ancora chiusa e a quanto pare il più tranquillo in questa lunga storia resta ancora Berlusconi. Gli altri aspettano, temono le sue mosse, e cominciano a vedere che la coalizione antiberlusconiana si regge su troppi bluff. Fini e Casini si rintuzzano sulla legge elettorale. Gianfranco dice (...)
(...) che a volerla fu lUdc. Pierferdinando dice che lui voleva il proporzionale, ma con le preferenze. Cavilli. La realtà che i due «amici» hanno scoperto che lo spazio politico è risicato e il centro è un luogo già parecchio affollato. Ci si sta stretti e uno dei due è di troppo.
Bossi si augura che Fini torni a casa in ginocchio. Meglio lui di Casini, dice, ma anche il Senatùr sa che gli spazi si sono chiusi. Anche lui sembra temere le parole di Berlusconi. Cè qualcosa nellaria di irrazionale. La politica si è fermata. Nel mazzo cè un ultimo asso che ancora non è stato giocato.
Quali sono le carte di Berlusconi? Forse lUdc o i suoi pentiti siciliani, come ha lasciato intuire ieri il coordinatore siciliano Saverio Romano? Fini continua a chiederselo ogni giorno. La scelta di lasciare il Pdl resta un azzardo e lui, il cofondatore pentito, non riesce ancora a quadrare tutti i conti. Non sa se i voti del Fli basteranno a far cadere il governo, ma nemmeno se saranno indispensabili a tenerlo in vita. Non conosce i numeri del Cavaliere e spera che a fine mese, quando il premier parlerà in Parlamento, gli astri gli saranno favorevoli. È per questo che chiede il voto, vuole vedere le carte. Vuole sapere la reale forza del Cavaliere, ma soprattutto dimostrare, prima che Berlusconi trovi i numeri, che senza Fli il governo non ha la maggioranza. Ma nel frattempo il compagno della Tulliani si lacera. Sente la tensione, ha paura e mostra i muscoli per sentirsi più coraggioso.
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