E a La Spezia parla la prof «negazionista»

Per la storica friulana Kersevan, gli eccidi nel Carso fanno parte della mitologia

da La Spezia

Ha negato l’esistenza degli infoibati di Basovizza, ma forse a La Spezia non lo sapevano quando hanno invitato Alessandra Kersevan per celebrare il Giorno del Ricordo. Non sapevano che per lei la foiba di Basovizza è una mitologia creata ad arte dagli irredentisti e che la lapide sulla foiba è l’esempio del serietà con cui in Italia si inaugurano i monumenti nazionali. Dettagli. Raccapriccianti nel contesto allestito per domani alle 17: sarà proprio la storica friulana, nella sala della Provincia, a parlare de «Il Novecento sul confine orientale», a infilarsi in quella storiaccia brutta delle foibe che lei ha smontato più di una volta in consessi diversi. Paradossale. Con La Spezia che invita una «negazionista» nel giorno che il Parlamento italiano ha scelto «per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e delle più complessa vicenda del confine orientale». Un evento insieme ai tanti che preparano il 10 febbraio. Che esplode quando l’Associazione spezzina Cultura e Libertà chiede il patrocinio della Provincia per ricordare i martiri delle foibe con Marco Pirina, presidente del Centro Studi e ricerche storiche Silentes Loquimur di Pordenone e conosciuto in Italia e in Europa come il ricercatore che nell’88 ha rotto «il silenzio dei vivi» sugli infoibati. L’appuntamento con lui è domani al circolo Salvador Allende alle 21. Peccato che la Provincia abbia già provveduto con la storica friulana, che anticiperà la sua conferenza alle 17. Pirina conosce Kersevan e strabuzza gli occhi. Non ci crede che «in Italia sia permesso fare questo negazionismo nella giornata dedicata al Ricordo. Con una legge dello Stato, con un francobollo a memoria e con contributi elargiti per le manifestazioni». Silenzio. Una ricerca in rete e una virata a ritroso. Un compagno che non ha digerito la faccenda ci tiene a mostrarti un dvd. Sull’etichetta: «18 giugno 2005, Scandiano (Reggio Emilia), convegno sulle foibe organizzato dal Prc nella sala del Comune». Lo stralcio sull’intervento di Alessandra Kersevan alle prese con il proiettore. Stringe sul maggio ’45, sui 40 giorni dell’amministrazione jugoslava a Trieste: «Il simbolo di queste uccisioni è la foiba di Basovizza - spiega lei - con Claudia Cernigoi abbiamo fatto uno studio particolareggiato». Scorre l’immagine della lapide sulla foiba: «Nel ’96 parlava di 300 metri cubi di infoibati, nel ’97 la rettifica: i metri cubi sono 500. Questa la serietà con cui si fanno i monumenti nazionali in Italia». Risultato: «Quello che emerge dai documenti è che non solo non ci sono 500 metri cubi di infoibati, ma nella foiba di Basovizza non venne probabilmente infoibato nessuno. Tutta la mitologia, perché di mitologia si tratta, venne messa in piedi dal Comitato Nazionale di Liberazione triestino, non collegato con il Cnl Alta Italia, costituito da partiti irredentisti che lottavano perché il Friuli Venezia Giulia restasse all’Italia e che negli ultimi mesi di guerra preferivano la lotta agli jugoslavi piuttosto che quella contro i tedeschi e fascisti».
Kersevan incalza proiettando documenti che testimoniano di rapporti e contatti tra persone del Cnl e di formazioni non garibaldine con X Mas, tedeschi e Milizia difesa territoriale. Spiega che il Cnl triestino nel ’45 denunciò al governo alleato che nella foiba di Basovizza tra il 3 e il 7 maggio erano stati eliminati circa 400 questurini, «che non corrispondono a 500 metri cubi di infoibati e che comunque non furono uccisi solo perché italiani». Pochi minuti di filmato che gelano. Pensi alla Spezia e a chi si porta a casa in occasione di una data scelta dal Parlamento, pressoché all’unanimità, per rendere omaggio agli italiani rimasti vittime della violenza etnico-ideologica dei comunisti di Tito. Una leggerezza che innesca lacerazioni, un fuori luogo su temi ricomposti.
Altro giro in rete e trovi Alessandra Kersevan editrice di «Operazione foibe.

Tra storia e mito» firmato Claudia Cernigoi, la giornalista con cui Kersevan ha condotto le sue ricerche. A confutare i vari Pirina che metterebbero in giro voci non attendibili su vittime e foibe. Il cerchio si chiude su un approccio surreale. Domani alla Spezia va in scena il doppio e il dubbio. Strano.

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