«Quando sei un virologo o uno che si occupa di microbi» mi disse Tony Fauci «cerchi di...» esitò, prima di usare il tono di voce per mettere tra virgolette la parola successiva «... di antropomologizzare un virus, suppongo». Era un suo neologismo per «antropomorfizzare», ma capii cosa intendeva. Probabilmente l'ha fatto anche lei, disse, nei suoi precedenti scritti sui virus.
«Sì».
«Lo si trasforma in una metafora».
«Sì».
«Quindi, se questo virus fosse una persona davvero nefanda, direbbe: Che cosa voglio ottenere, e in che modo posso fare più danni?. Be', prima di tutto: Devo essere estremamente efficiente nel replicarmi. Ma non voglio uccidere tutti». Lasciò implicito il motivo per cui non voleva uccidere tutti: perché gli interessava solo il successo evolutivo. L'esperto di malattie infettive più fidato d'America, con il suo tranquillizzante candore e il suo accento di Brooklyn, che simulava il pensiero strategico di un virus nefasto: era convincente. Tony Fauci, quest'uomo dalla corporatura compatta nato a Bensonhurst, figlio di un farmacista, direttore dal 1984 di una gigantesca agenzia di ricerca federale (il Niaid), reduce da molti giorni difficili di testimonianza al Congresso, ha così tanto acciaio nella spina dorsale, e così tanto antigelo nelle vene, da darti l'impressione che avrebbe anche potuto comandare il clan dei Gambino se non fosse così retto, o forse essere il preposito generale dei gesuiti. La sua forza di volontà e la sua ambizione si riflettono chiaramente nel fatto che al liceo, pur col suo metro e settanta scarso, era capitano della squadra di basket. «Voglio essere un cattivo davvero unico» continuò, con la voce del virus. «Voglio una situazione in cui il quaranta per cento delle persone che contagio non sappia nemmeno di essere stato contagiato. Voglio che siano completamente asintomatici».
Be', lasciamo pure perdere le virgolette all'interno delle virgolette: in quel momento incarnava il virus. «Voglio che le infezioni circolino» disse Fauci, in modo che «il cinquanta per cento sia trasmesso da persone prive di sintomi. Quindi. Tutte queste persone giovani e asintomatiche... loro non mi interessano davvero». Il punto non è uccidere, disse. Uccidere è irrilevante, finché restano numerosi individui predisposti che possono ospitarlo, il virus. «Non ho intenzione di sbarazzarmi dell'intera popolazione. Farò solo un sacco di danni».
© 2022 David Quammen
First published by Simon & Schuster, NY, 2022
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