E la Vincenzi non ha neppure il numero legale

La maggioranza in consiglio comunale perde un'altra volta i colpi. Ieri pomeriggio, è mancato il numero legale sulla votazione della mozione presentata dalla consigliera Mariarosa Biggi, sulla campagna «Italia sono anch'io» per la promozione del diritto di cittadinanza. L'opposizione al momento della votazione è uscita. Ma i conti non tornano: senza opposizione in aula, la maggioranza non ha i numeri per andare avanti. Tutto rimandato alla prossima settimana. Chiusa giusto in tempo per la pausa natalizia, invece, la votazione sulla concessione di Villa Gruber al teatro dell'opera Carlo Felice. «Non posso andare dietro a meccanismi che sono abominevoli dal punto di vista economico». Così parlò il sindaco di Genova, Marta Vincenzi nell'ottobre del 2010. Era la sua posizione, riportata ancora oggi nero su bianco da un verbale di consiglio comunale, sulla possibilità di concedere al teatro dell'opera Carlo Felice alcuni beni di proprietà del Comune. «Che poi potrebbero finire per essere trasformati in supermercati?», si chiedeva allora il sindaco.
Ma ieri, invece, Villa Gruber è passata ufficialmente al Carlo Felice di Genova. La - fatiscente - villa Liberty e il suo parco (o meglio, i loro «diritti di superficie») passano dal Comune di Genova al Teatro dell'Opera, per 99 anni. Un’operazione da 3 milioni di euro, a spanne. 26 i voti a favore in consiglio comunale, tutti della maggioranza. 3 i contrari (il gruppo Altra Genova) e 14 gli astenuti (Pdl, Lega Nord, Udc e gruppo misto). Operazione simile a quella proposta il 26 ottobre 2010: «Avevamo presentato un ordine del giorno per chiedere che due beni comunali, quali il teatro Modena e il teatro Verdi potessero passare al Carlo Felice - racconta Alessio Piana, capogruppo della Lega Nord -, ma il sindaco, in quel caso, aveva parlato di follia». «Non è con i pannicelli caldi - si legge nel verbale della seduta del 2010 - che riusciamo a risolvere gravi piaghe economiche(...) L'idea che si possa salvare il teatro regalando immobile allo stesso direi che fa il passo con tante scelte che i governi europei hanno fatto quando è arrivata la crisi. Cioè - diceva allora il sindaco - chiedere alle banche di indebitarsi perché vale più il consenso del contenuto». Il dubbio sollevato - oggi - da molti dei consiglieri comunali di opposizione, è quello relativo alla potenziale proprietà dell'immobile e del suo parco, una carta che il teatro potrebbe giocarsi con le banche per avere nuovi finanziamenti. «E cosa si ripropone oggi? - osserva Piana - Al teatro passa una palazzina fatiscente per cui servirà almeno un milione di euro per essere messa a posto. Se la questione era avere spazi nuovi per le produzioni, non era certo il caso di fare una delibera ad hoc. O di cedere al teatro il diritto di superficie».
«Confermo tutto" ha detto il sindaco dal suo scranno, durante l'intervento di Piana in sala Rossa, ieri pomeriggio. «Confermo tutto, anche oggi la penso così».

Solo che oggi, ha detto il sindaco, la situazione del teatro è diversa. «Non parliamo più di un buco - dice l'assessore alla cultura Andrea Ranieri -, ma di un teatro vivo, che sta bene». E che da oggi, forse, starà ancora meglio.

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