«Ecco come dipingo con lo smog» Laureato in Scienze, cominciò col raccogliere campionamenti atmosferici per il laboratorio di chimica Ora gira Firenze armato di scala e strofinacci: «Catturo la polvere e la uso come colore da mettere su tela»

In giro, di «pittori» strani, ce ne sono sempre stati. Chi non ricorda, ad esempio, quello della pubblicità Cinghiale: l’omino che diceva al vigile esterrefatto, «devo dipingere una parete grande, ci vuole il pennello grande».
Ma pure Alessandro Ricci non scherza; nato a Scandicci, 41 anni, laureato in Scienze naturali, lui non va in giro in bicicletta con un’enorme pennellessa a rimorchio, però i vigili di Firenze (città dove vive) lo conoscono bene comunque. Spesso, infatti, Alessandro circola per il centro storico armato di scala e con un abbigliamento da ghostbuster dello smog. È così che Ricci realizza quadri unici nel suo genere, ispirati alla CO2 Painting, insomma l’arte dell’inquinamento.
Alessandro, cosa fa esattamente?
«Vado con un cencetto (strofinaccio) e tiro via da muri, monumenti e pareti il veleno che si deposita ovunque».
Poi questo tessuto insozzato come lo usi?
«Per disegnare le mie opere».
Così hai inventato la «Smog Art».
«Mi approprio delle polveri che anneriscono Firenze, compresi i polmoni dei poveri fiorentini».
Per pulire i polmoni non c’è «cencetto» che tenga.
«Purtroppo eliminare le incrostazioni che minano il sistema respiratorio è difficile. Bisognerebbe andare tutti in bicicletta...».
Cosa pensa degli ambientalisti?
«Io sono un ambientalista convinto, ma diffido dell’ambientalismo ideologizzato».
Si riferisce alle strumentalizzazioni dei partiti?
«Sì. È assurdo che si creino carriere politiche speculando su temi che dovrebbero essere di interesse generale».
Quanto costano le sue creazioni?
«L’idea dell’arte in funzione commerciale non mi appartiene».
Ma i quadri li vende o no?
«Preferisco regalarli. Se poi mi danno qualcosa in cambio, tanto meglio».
Con questo sistema avrà fatto un sacco di soldi...
«Sono sempre al verde».
Normale per un ambientalista. A parte gli scherzi, cosa fa per campare?
«Suono il flauto per le strade di Firenze. Guadagno più così che con i quadri».
Eppure le sue tele sporche di «fumo» fanno discutere.
«Ne sono felice».
Lo smog è anche sinonimo di progresso. Non teme di fare una battaglia di retroguardia, antistorica?
«Lo scopo della mia pittura è far riflettere sulle condizioni di vita nelle nostre città; un invito a tutelare la salute, anche se non credo che chi ci amministra abbia il tempo di rifletterci».
Il suo peggiore incubo metropolitano?
«Stare bloccato in coda. L’ingorgo è sinonimo di prigione. Invece io amo la libertà».
Il professor Umberto Veronesi le ha riservato parole di elogio.
«Ne sono orgoglioso. Vorrei ringraziarlo donandogli una mia tela».
Come raccoglie i suoi «colori»?
«Con un panno imbevuto di acqua minerale, poi dipingo usando stecchino e cotone avvolto».
E poi?
«Terminato il dipinto spruzzo il fissativo. In alcuni quadri ho mischiato le “croste” di polveri nere con una colla trasparente ed ho ottenuto dei neri molto intensi».
Generalmente dove raccoglie lo sporco?
«Prediligo monumenti e portoni di chiese. Ma vanno bene anche persiane e finestre».
Perché va in giro con la scala?
«A volte raccolgo materiali posti a vari metri di altezza».
Le «tonalità» delle polveri cambiano in base all’altezza?
«Più sono depositate in alto, più sono “pulite”. È interessante notare che le varie intensità di grigio sono legate ai punti di raccolta».
Mi faccia un esempio.
«Talvolta compaiono sfumature marroni, legate alla presenza di terra nelle polveri (polveri di cantieri, polveri portate dalla campagna, polveri del deserto portate dalle piogge...).
Ricorda la sua «prima volta»?
«Ho sempre avuto l'hobby della pittura, ma un giorno sfiorai un muro e il mio braccio si macchiò di nero. Così nacque l’idea».
Da allora si è trasformato in un cacciatore di smog.
«Le combinazioni più belle le trovo nei posti peggiori, quelli più degradati».


Ha mai fatto un lavoro «serio»?
«Per anno ho eseguito campionamenti atmosferici per il laboratorio di chimica analitica dell'Università di Firenze».
«Campionamenti atmosferici». Cioè quello che continua a fare oggi, ma in chiave artistica.
«Cambiando l’ordine dello smog, il prodotto non cambia».

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