Meno dieci. Dieci giorni all'uscita del primo vero disco da quando sono diventati la nuova sensazione mondiale. E ora immaginateli così, i Måneskin, mentre attendono con un po' di brivido la prova del nove per una rock band, ossia l'uscita di un altro biglietto da visita da far vedere, anzi sentire in tutto il mondo. Oddio, quando hai già un tour europeo praticamente tutto esaurito e sei appena arrivato dopo un giro americano all'insegna dei sold out, l'ansia è più che altro artistica. Piacerà o no? Si intitola Rush!, ha diciassette brani, alcuni dei quali, come The loneliest, sono già stati pubblicati più o meno come accadeva a metà anni Sessanta. Solo due sono cantati in italiano perché, com'è giusto, i Måneskin sono ormai un fenomeno planetario e al pianeta si canta soprattutto in inglese. E uno dei due brani si intitola La fine, che si accende con un riff nervoso di chitarra hard rock e poi diventa il racconto filtrato di un anno a cento all'ora, l'anno che ha cambiato per sempre la vita di questi quattro ragazzi romani: «Mi sveglio che è passato un anno, ah, e io che sono ancora stanco, ah. Con la valigia sotto braccio, ah, non so nemmeno dove vado».
Insomma, dopo la bellezza di 307 certificazioni mondiali, con 18 dischi di diamante, 241 dischi di platino e 48 dischi d'oro, ora ai Måneskin tocca rilanciare perché vanno bene le cover, sono ok le stories su Instagram e le platee esaurite ma poi, a fare davvero la differenza, sono le canzoni.
E così Rush! diventa il vero trampolino per la terza fase della carriera dei Måneskin. La prima, si sa, è iniziata suonando con il cappello davanti sui marciapiedi di Via del Corso a Roma ed è finita a X Factor. La seconda si è impennata due anni fa a Sanremo e si è conclusa prima di Natale al Virgin Theatre di Las Vegas.
I Måneskin 3.0 ripartono ora con queste canzoni registrate tra Los Angeles, Tokyo e l'Italia con un bello stuolo di autori strafamosi e la produzione soprattutto di Fabrizio Ferraguzzo e Max Martin. A differenza di quando hanno pubblicato Teatro d'ira - Vol. I, ora il loro palcoscenico è cambiato e si affaccia sul mondo, mica semplice. Non a caso venerdì 13 (scaramanzia?, il disco ha 17 canzoni) esce Gossip, un brano con la preziosissima chitarra di Tom Morello, uno degli ultimi chitarristi che siano stati davvero capaci di influenzare i suoni del rock soprattutto con i Rage Against the Machine. Come ha spiegato Victoria: «La canzone nasce da un riff che Thomas ha scritto tempo fa. Poi il grande Tom Morello si è unito a noi e ha portato quel tocco in più alla classica irriverenza uptempo dei Måneskin». Ma idealmente Tom Morello (il cui nonno Giovan Battista era di Torino) era già presente in The loneliest visto che nell'assolo Thomas Raggi si ispira con tutta evidenza al suo stile. Dopotutto, presentandosi al grande pubblico quasi trent'anni fa con Killing in the name, Morello aveva già fatto capire a tutti che con la chitarra poteva fare quello che voleva, compreso usare l'ormai celebre «kill switch», cioè azzerare il volume di uno dei due pickup, oppure suonare lo strumento alla maniera di un deejay.
In poche parole i Måneskin sono diventati i testimonial più credibili di un genere musicale sempre meno popolare, ossia il rock. Sono loro il trait d'union tra i suoni di Led Zeppelin, Marc Bolan, David Bowie, gli Aerosmith, i Guns N'Roses e la Generazione Z che grazie ai Måneskin rivive la stessa enfasi rumorosa, carnale e scatenata. Non sono epoche paragonabili, troppo distinte e troppo distanti per poter fare un parallelismo. Ma lo spirito è lo stesso e la voglia di esagerare pure. Forse per questo Damiano, Ethan, Victoria e Thomas sono diventati «eroi nel vento» in un panorama musicale che ha tolto un ruolo centrale alle chitarre, ai giubbotti di pelle, ai trucchi pesanti e alle pose esagerate.
Per capirci, i Måneskin sono la conferma che c'è vita oltre l'urban e che la voglia di andare controcorrente può essere ancora amplificata da un bel Marshall sul palco. Magari li vedremo di nuovo anche a Sanremo perché, dai, difficile pensare che la nostra band più famosa non passi dal festival più famoso pochi giorni prima di iniziare un tour italiano.
A proposito, i loro due San Siro e i due Olimpico di Roma a luglio saranno strapieni di pubblico nonostante poche settimane prima la band abbia in programma un giro nei palasport e nelle arene di tutta l'Italia da Pesaro a Bari a Torino. Segno che nel pubblico la voglia di rock c'è. A patto che chi lo suona sia credibile come loro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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