Dopo È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino ha scelto di rimanere a Napoli. E di raccontarla ancora una volta, ma con un punto di vista diverso: «Dopo nove film con protagonisti maschili ho pensato che fosse ora di cambiare» dice il regista premio Oscar per La grande bellezza.
Ecco Parthenope, da giovedì in ben 500 sale distribuito dall'esordiente Piper Film dopo i recenti sold out delle proiezioni speciali di mezzanotte, lungo viaggio dell'omonima protagonista, interpretata da Celeste Dalla Porta, dal 1950, quando nasce nelle acque del Golfo di Napoli, fino a oggi con il volto e la voce di Stefania Sandrelli. Un ritratto della bellezza femminile intarsiata nella crosta dura di una Napoli che sorprende sempre per vitalità. «Dato che Joyce parlava di epica come di selvaggia vitalità, mi sembrava che solo una donna la potesse incarnare», filosofeggia Sorrentino che, sornione, all'incontro con la stampa, dice di cercare parole nuove per raccontare il suo film già presentato lo scorso maggio in concorso al Festival di Cannes e in uscita a febbraio negli Stati Uniti con la potente A24.
Ma più che le parole, come sempre nel cinema di Paolo Sorrentino, a valere è il suo tipico racconto per immagini che sarebbe il sinonimo di cinema (e spesso ce lo dimentichiamo). Così non pecca di superbia il regista cinquantaquattrenne quando dice che «il cinema dovrebbe vedere ma in maniera sbilenca, traslando la vista, aggiungendo il lieve scarto che si chiama fantasia e immaginazione».
E in effetti la Napoli che si squaderna di fronte ai nostri occhi, come se si trattasse di una carrellata infinita, è quella scrive nelle sue note «con il suo vitalismo esasperante, l'incredibile sempre dietro l'angolo, e tutti pronti, come perennemente schierati dietro un sipario invisibile, ad andare in scena per regalare il caos, la volgarità, la sorpresa, il pittoresco, il promiscuo e tutto il resto».
Curiosa la scelta di prendere, come protagonista assoluta dell'essenza della napoletanità, un'attrice milanese 27 anni la notte di Natale praticamente esordiente: «Mi sono concentrata sul racconto di Parthenope, personaggio molto sfaccettato, che parla dello scorrere del tempo, qualcosa di molto sottile e delicato».
La grande bellezza di Parthenope risiede anche nel fatto di essere una partitura corale con personaggi eccentrici resi vivi con una pennellata, come lo scrittore americano John Cheever
interpretato addirittura da Gary Oldman, il disincantato prof. Marotta da Silvio Orlando, la diva Greta Cool da Luisa Ranieri, il Vescovo molto terreno da Peppe Lanzetta, l'agente di cinema Flora Malva da Isabella Ferrari.
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