Se c'è qualcuno che ancora si meraviglia sull'accoglienza tiepida, oltre che ostile, ricevuta da Josè Mourinho in Spagna e in particolare dal tifo e dalla stampa madridista, basterà scorrere con attenzione le cifre e i numerini della grafica che qui di seguito riportiamo, per capire al volo.
Nel confronto tra l'attuale stagione e quella passata firmata dal tecnico cileno Pellegrini, si colgono al volo una serie di differenze. Nella Liga per esempio i punti raccolti l'anno prima (in 5 partite) erano stati 16 contro gli 11 collezionati dal portoghese e fin qui forse niente di male. Ma è sui gol fatti che emerge il deficit clamoroso: 16 con Pellegrini in panchina, 6 con Josè, mentre i gol subiti da 2 sono passati a 1.
Stessa tendenza anche in Champions (il campione è limitato alle prime due partite del girone): styesso punteggio, 6 punti, gol fatti molto meno, 3 contro gli 8 della precedente gestione, 0 subiti da Mou, 2 quelli invece incassati da Casillas.
Cosa vuol dire? La risposta è elelementare: vuol dire che il real di Mourinho è diventato molto più attento alla fase difensiva che a quella offensiva. E che il numero delle reti marcate si è assottigliato in modo pericoloso così da rendere il pubblico del Bern abeu insofferente allo spettacolo. Le spiegazioni date dall'interessato, «non sono Henry Potter», non hanno colpito nel segno. E i tentativi di distrarre l'attenzione montando una campagna mediatica contro il Barcellona sono stati respinti con gravi perdite.
In Spagna hanno capito al volo che si tratta di un difensivista travestito da allenatore moderno. Solo ad Appiano Gentile avevano mangaito la foglia.
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