Ecco a voi il grande zoo del piccolo schermo

Francesco Specchia racconta predatori e prede in un impavido telebestiario della televisione italiana

Ecco a voi il grande zoo del piccolo schermo

Francesco Specchia è sparito dalla televisione, dove emergeva non solo per la faccia da delicato seduttore, ma per la testa che ospitava addirittura qualche pensiero, espresso persino in ottimo italiano. Dialettica efficace, arrivava avendo studiato il tema: perciò da Corrado Formigli e Lilli Gruber (La7) non indietreggiava davanti al nemico, usando il mitra leggero dell'ironia che fa più male. Anche la firma non appare più sui quotidiani, nei quali peraltro spesso l'ho assunto io, compiacendomi di aver scelto bene, e l'ho visto crescere in fretta come un pioppo. Spettacoli, cultura, cronaca di delitti trattata con competenza giuridica, infine politica. Brillante, scrivendo per gli altri, non per sé stesso e i colleghi.

Mi chiedo allora perché l'ha fatto. Infatti non è stato cacciato ma l'ha voluto. Umiltà? Digiuno penitenziale? Conoscendo l'uomo, escludo slanci evangelici. Ho la mia ipotesi, che espongo in fondo all'articolo. Intanto per consolare i suoi fan (ne ha) e affiliarne di nuovi (ne avrà) qui racconto il volume che ha lasciato nelle librerie prima di mollare etere e giornali. Si intitola Complimenti per la trasmissione. Un impavido telebestiario della tv italiana (Baldini+Castoldi, pagine 200, euro 18). L'esito di questa lettura è amareggiarmi per non avere il piacere di ritrovarmi al mattino la sua prosa raffinata e malandrina. Per cui mi scapperebbe di lanciargli un appello: torna da noi a far finta di lavorare, l'insalata cresce più fresca nel nostro orto. In realtà apprezzo e non sto svelando alcun mistero che uno bravo e stimato, per competenza e onestà intellettuale qual è Specchia, abbia optato di scendere dal palcoscenico, rinunciando alla vanità di mostrare le gambe come le ballerine di prima fila, per svolgere il ruolo di portavoce del ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Un'avventura difficile. Non invidio lui, semmai Nordio. Altro che chiacchiere in tivù e corsivo divertenti da cavare dal computer all'ora dell'aperitivo. Duro compito per Francesco difendere il Guardasigilli dalla vendetta degli ex colleghi magistrati. I quali si dividono in due categorie: quella di chi gli fa arrivare ogni dì una tazza di cicuta sperando la scambi per Prosecco, e quelli meno timidi che arrivano direttamente col lanciafiamme. E cicuta e fiammate non mancheranno neppure dai colleghi, quasi tutti scudieri delle toghe.

Ah sì, il libro. Scritto da dio, sgarbato e gentile. Dalla A alla Z, Specchia passa in rassegna tutti i mostri dello schermo. Usa il lemma non nel senso banale e trito di sbatti il mostro in prima pagina ma aderendo all'etimologia. Viene dal latino monstrum, cioè prodigio, qualcosa che desta stupore, impressiona, nel bene o nel male, facendo godere o deprimere. Li divide in categorie, usando sigle. Per cui c'è chi ha tracciato un segno indelebile nella storia del noto elettrodomestico, ed è qualificato mostro di bravura (mb). Esempi: Silvio Berlusconi, Urbano Cairo, Gianfranco Funari, Maria De Filippi, Sammy Basso, Carlo Delle Piane, Milo Infante (meritatissima segnalazione), Vincenzo Mollica (autore della prefazione). Poi ci sono i mostri che sono proprio mostri capaci di mostruosità, sono nati così lo sanno e lo fanno. Sono i mostri veraci (mv). Tipo: Maria Rosaria Boccia, Fedez, Alessandro Orsini. Ci sono anche i mostri della comunicazione (mc), quelli che hanno imparato come funziona il mezzo, avendo capito il modo di estrarne il succo idoneo ai loro scopi. Nell'elenco ci sono pure io, impavidamente accostato a Luciana Littizzetto e a Pier Camillo Davigo. Poi c'è la scostumata rappresentanza della spazzatura, il trash (t) da non intendere in senso negativo, ma di genere. Siccome sono soprattutto maghi, cartomanti e negromanti a me ignoti, e non so come prenderebbero la citazione, aggiro le maledizioni. Ed a riguardo delle varie classificazioni assegnate ai personaggi, confesso di non essere d'accordo con la catasta in cui Specchia ammucchia le vittime prima di accendere il falò, ma lo fa divertendosi e divertendoci. Ci sono guizzi di prosa che sono prova di un talento che è un peccato stia lontano dai giornali. Parla delle origini di Urbano Cairo: « è milanese di nascita ma proviene da Maso, paese incastrato tra i profumi della Val del Tanaro sulle colline alessandrine: 1500 abitanti tutti abituati a vivere caparbiamente sotto la cresta dell'onda». Vorrei aver coniato io questa frase, è perfetta anche per chi abita le Valli Orobiche Oppure, a proposito di Alessandro Dibattista detto Dibba: «Nulla di nuovo sul fronte occipitale».

La mia ipotesi sul perché Specchia abbia accettato l'invito di Nordio attiene agli antecedenti di famiglia, una specie di destino che ereditiamo e a cui sottrarsi non si può. Suo padre è generale dell'esercito in pensione, il nonno lo fu, il fratello ha lo stesso grado nei carabinieri.

Dire che Francesco ha scelto di servire la patria secondo la tradizione della casa è troppo retorico? Per dirla espungendo la solennità, cioè in Specchia-style, niente di nuovo sul fronte accidentale. Qualche volta capita.

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