Il Governo è al lavoro per una nuova riforma delle pensioni ma arriva già la prima ufficialità: addio a Quota 100, l'obiettivo - adesso - è trovare un nuovo stistema per rimpiazzarlo. Una nuova rivoluzione pronta a colpire il sistema pensionistico italiano, dal 2019 regolato dalla possibilita di lasciare il lavoro con 38 anni di contributi e almeno 62 anni di età attraverso una modificazione temporanea della Legge Fornero. La scadenza di questa misura, però, era stata fissata al 31 dicembre 2021, con il Ministero del Lavoro chiamato ora - insieme al nuovo Governo Draghi - ad elaborare la giusta soluzione per eliminare il problema dello scalone dei 5 anni. Ancora nulla di ufficiale da Palazzo Chigi, ma le strade percorribili dalla nuova riforma - secondo quanto riportato da Italpress - sembrano poter essere principalmente due: da un lato Quota 41, dall'altro Quota 102.
Le alternative a Quota 100
Partiamo da Quota 41, al momento l'ipotesi più quotata e - apparentemente - più apprezzata anche dai sindacati: si tratta di un sistema che prevederebbe la possibilità di pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi, per tutti i tipi di lavori. La seconda ipotesi sarebbe quella di Quota 102, il sistema che consentirebbe di uscire dal mondo del lavoro al compimento di 64 anni con 38 anni di contributi: in relazione a questo, rimarrebbe poi da stabilire il taglio dell’assegno che verrebbe incassato fino alla naturale scadenza fissata a 67 anni. Un'ulteriore ipotesi, legata soprattutto ai lavori usuranti, sarebbe quella di Quota 92: verrebbero abbassatati di molto, in questo modo, gli anni di contribuzione tenendo conto delle difficoltà del mercato del lavoro e consentendo di uscire a 62 anni con 30 anni di contributi.
Va specificato come - diversamente dalle aspettative della Lega e del governo gialloverde - il sistema Quota 100 non abbia riscosso il successo preventivato: su quasi un milione di lavoratori stimati come possibili fruitori, le richieste sono state meno di 300 mila. La ragione di ciò è facilmente rintracciabile nell'elevata riduzione dell’assegno pensionistico, qualcosa che spingeva i lavoratori ad optare per il pensionamento anticipato solo in causa di comprovata necessità. Anche questo fallimento - ovviamente - influenzerà le future decisioni del Governo in materia di pensioni.
Il ministero non ha fretta
Intanto, il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha più volte dichiarato di non avere fretta, con il problema della riorganizzazione degli ammortizzatori per il lavoro che sembra avere la precedenza, considerando che a luglio scade il primo blocco dei licenziamenti. In ogni caso, i problemi da risolvere in chiave riforma pensionistica sembrano derivare da due differenti fronti: da un lato l’Unione europea, fortemente legata alla Riforma Fornero e per questo scettica verso qualsiasi possibile modifica di riforme che trattino il tema del pensionamento anticipato, dall’altra i sindacati, costretti dieci anni fa - in piena emergenza - ad accettare le nuove regole imposte dal governo Monti. L'intesa sembra - però - possa essere raggiunta intorno a Quota 41.
Le richieste dei sindacati, d'altronde, sono chiare: ridurre l’eta dai 67 anni della Legge Fornero a 64, un punto che sembra però trovare la piena ostilità del Governo, e garantire Quota 41 per tutti i lavoratori. Attualmente, la pensione di vecchiaia - quelle previste senza un minimo d’età - può essere richiesta con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. La nuova proposta di riforma pensioni, invece, prevede la possibilità di andare in pensione al raggiungimento di 41 anni di contributi versati sia per uomini che per donne. E proprio questa sembra essere la proposta più plausibile, con l'obiettivo di sindacati e Governo di trovare un accordo in tema di decurtazioni e di importi degli assegni pensionistici.
Altre forme di pensione in scadenza
Non solo Quota 100 come unica forma di pensione anticipata in scadenza nel 2021: con essa, anche Opzione donna - dà il diritto alla lavoratrici di uscire a 35 anni netti di contribuzione e 58 anni di età anagrafica, per le subordinate, 59 anni per le lavoratrici autonome.
- e Ape sociale - sussidio erogato in attesa del raggiungimento dell'età pensionabile rivolto ai contribuenti di entrambi i sessi che hanno compiuto 63 anni e hanno raggiunto tra i 30 e i 36 anni di contributi - necessitano di un'eventuale proroga. L'ipotesi più realistica è che, insieme a Quota 100, anche le altre due opzioni abbiano ormai vita breve o, quanto meno, possano essere inserite in un'ottica di riforma più ampia.
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