Le pensioni e la patata bollente del problema "Quota 100" non sono una priorità, stando almeno a quanto dichiarato da Andrea Orlando, vicesegretario del Partito democratico nonché ministro del Lavoro del governo presieduto dall'ex governatore della Banca centrale europea Mario Draghi.
Durante un'intervista concessa a Radio 24, Orlando aveva già spiegato che a suo parere le urgenze per il Paese fossero ben altre. E questo nonostante il fatto che la questione Quota 100 non sia rimandabile più di tanto, visto che a fine anno non verrà rinnovata, un principio espresso più volte da numerosi esponenti dell'attuale esecutivo. L'attesa per le nuove norme che dovranno regolare la previdenza italiana resta quindi tanta. "Le risorse sono limitate, i governi lavorano sull’extra deficit ma a fine anno scadrà Quota 100 e noi discuteremo su come affrontare questo passaggio", aveva spiegato il vicesegretario dem alla radio. Problema urgente ma non tra i primi da risolvere nei suoi pensieri: "Adesso dobbiamo concentrarci su due obiettivi fondamentali che sono la riforma degli ammortizzatori sociali e un piano d’accordo con le regioni per il lavoro, poi rifletteremo e ci confronteremo sul resto. Non troppo in là ma sicuramente non subito".
Un concetto, questo, ribadito con decisione anche nel corso di un'intervista concessa alla stampa estera durante la giornata di oggi, martedì 23 marzo. Tanta, evidentemente troppa la carne al fuoco per poter dedicare la propria attenzione alla questione pensioni e "rottamazione" di Quota 100. "Abbiamo attivato e anche ereditato delle commissioni di lavoro e di studio sul tema della previdenza e stiamo approntando un'analisi per capire in che termini ha funzionato Quota 100 e che cosa ha prodotto", spiega il ministro del Lavoro ai cronisti presenti, come riportato da Agi.
Il problema, tuttavia, verrà affrontato solo in un secondo momento, dato che per Orlando le priorità del governo sono ben altre: "Non diventerà un tema di priorità politica finchè non avremo avviato il lavoro su altre due questioni che ritengo in questo momento più importanti", dichiara il rappresentante dem, come"la riforma degli ammortizzatori sociali e l'avvio di un confronto con le Regioni sulle politiche attive del lavoro". Solo dopo si potrà parlare della questione previdenziale: "Una volta avviati questi confronti apriremo una discussione anche sul resto ma credo che mettere troppa carne al fuoco rischia di bruciarla e, adesso, a mio avviso, a cosa più importante è dare una risposta a chi rischia di perdere il lavoro e a chi lo sta cercando", conclude il ministro. Insomma i futuri pensionati che rischiano un maxi scalone da 62 a 67 anni possono, a suo dire, ancora attendere.
Le preoccupazioni dei sindacati
Il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli chiede invece di riaprire le trattative sulla previdenza e di far ripartire il prima possibile i lavori delle commissioni sui lavori gravosi e la separazione tra assistenza e previdenza. Bisogna arrivare al più presto a definire "un organico intervento normativo" per non restare impreparati alla fine di Quota 100 ed evitare le"solite toppe" estemporanee da aggiungere alla manovra vigente. Una prospettiva, spiega il segretario nella nota ufficiale, assolutamente "inaccettabile". "Vorremmo capire dal nuovo Governo", si domanda in conclusione Ghiselli, "se condivide l'idea di un intervento complessivo sulla previdenza che affermi la flessibilità in uscita (per noi dopo 62 anni o con 41 anni di contributi) che affronti il tema della prospettiva previdenziale dei giovani, la possibilità di andare in pensione in anticipo per chi ha fatto lavori gravosi e di cura, per le donne, e la tutela del potere d'acquisto delle pensioni. Se questi sono i temi da affrontare siamo già in ritardo e non c'è altro tempo da perdere".
Gli fa eco anche il segretario della Cisl Ignazio Ganga, che parla dell'importanza delle "Commissioni di studio sulla spesa previdenziale e assistenziale e sui lavori gravosi". Due gruppi definiti "particolarmente importanti perché solo disponendo di dati adeguati sarà possibile fare un buon lavoro per correggere gli aspetti più iniqui dell'attuale sistema previdenziale". Ciò premesso, resta di fondamentale importanza anche la questione sulla flessibilità del pensionamento: "Tanti lavoratori e lavoratrici si chiedono con preoccupazione quali saranno le regole per andare in pensione dopo la scadenza di quota 100 a dicembre 2021", spiega il segretario confederale, come riportato da AdnKronos.
"La situazione determinata dal protrarsi della crisi pandemica aumenta lo stato di incertezza", aggiunge in conclusione Ganga, "ed è importante che il Governo, accanto alla gestione dell'emergenza, dia la disponibilità a ragionare sui vari problemi della previdenza a partire da quello relativo alla flessibilità per accedere alla pensione fino al tema delle rivalutazioni dei trattamenti in essere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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