Affossò le banche italiane ora vuole la guida della Bei

I suoi veti travolsero Etruria, Marche, CrChieti e CrFerrara Nonostante due sentenze di condanna non ha mai pagato

Affossò le banche italiane ora vuole la guida della Bei
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C'è uno spettro che si aggira per l'Europa. È la possibilità che la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, possa sedere alla presidenza della Bei, la Banca europea per gli investimenti, una posizione per la quale concorre anche il già direttore generale di Bankitalia e ministro dell'Economia Daniele Franco. A rappresentare plasticamente questa minaccia ieri è stato Antonio Patuelli, numero uno dell'Abi, con un'intervista al Corriere della sera. «La posizione di Vestager ha impedito interventi preventivi e ha causato un allungamento dei tempi per affrontare le crisi bancarie», ha dichiarato.

Il pensiero corre immediatamente al 2015 quando il salvataggio di Banca Tercas fu bocciato proprio da Vestager, che ha ricoperto ininterrottamente la propria carica dal 2014 fino allo scorso aprile (quando si è messa in congedo temporaneo per potersi candidare alla guida della Bei). L'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) fu giudicato un aiuto di Stato in quanto, sebbene finanziato da banche private, è soggetto al coordinamento di Bankitalia, considerata un'istituzione pubblica.

Il resto è storia nota, ma vale la pena ricordarla. Lo stop al Fitd impedì il salvataggio di CariFerrara che, insieme a Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti, fu risolta consentendo all'Italia e all'Europa di sperimentare i nefasti effetti del bail-in, cioè la compartecipazione di azionisti e obbligazionisti al salvataggio dell'istituto in crisi con l'annullamento di azioni e bond subordinati. Insomma, quello che avrebbe potuto concludersi come un salvataggio «tranquillo» si trasformò in un bagno di sangue «con costi molto superiori per tutti, per migliaia di risparmiatori tra investitori istituzionali, azionisti, banche concorrenti», ha evidenziato Patuelli.

Il sistema bancario si trovò a sborsare 2,5 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni iniziali. Ma l'effetto peggiore fu la sfiducia generata dalla cessione dei crediti deteriorati delle quattro banche al 17% del valore nominale. Un circolo vizioso che accelerò la crisi delle due banche venete (PopVicenza e Veneto Banca, salvate poi da Intesa Sanpaolo) e che impose l'onerosa nazionalizzazione del Monte dei Paschi per il quale Vestager fu «costretta» a concedere una deroga per non far crollare un sistema nazionale che rischiava di avvitarsi a causa di quel bail-in.

Chi trattenne il sistema bancario italiano a un passo dal baratro? Furono il Tribunale europeo del Lussemburgo e poi la Corte di Giustizia Ue con una doppia sentenza conforme a sancire la legittimità degli interventi del Fitd, poi effettuati con successo su Popolare Bari e Carige. Il danno, però, era fatto senza che Vestager sia mai stata chiamata a risponderne.

Forse perché aveva dato l'ok al salvataggio della tedesca NordLB a opera dei fondi dei Länder coinvolti, cioè con soldi pubblici? Forse perché Berlino in Europa conta più di Roma e, quindi, questa corrispondenza d'amorosi sensi ha aiutato Vestager a diventare uno dei politici più influenti a Bruxelles? La risposta non è semplice ma, di sicuro, l'appartenenza di Vestager al gruppo Renew Europe, lo stesso di Emmanuel Macron, è un altro fattore determinante per il suo successo, tanto quanto il riguardo nei confronti della Germania.

«Io sono stupefatto», ha esclamato Patuelli in relazione alla candidatura dell'ex ministro danese alla presidenza Bei. È uno stupore comprensibile se si pensa che con Dario Scannapieco (l'attuale ad di Cdp) alla vicepresidenza, la Bei ha fatto tanto per l'Italia cofinanziando centinaia di progetti per lo sviluppo delle infrastrutture e dei settori industriali. Basti solo pensare (giusto per fare un esempio) che dal 2019 al 2023 ha finanziato progetti Tim per oltre 1 miliardo.

Si può mettere in mano un istituto tanto cruciale per l'economia italiana a una politica che da commissario ha perseguito per anni Alitalia o la Fiat Chrysler per l'accordo fiscale raggiunto con il Lussemburgo considerandolo un aiuto di Stato? Anche in quel caso la Corte di Giustizia bocciò. Ma se il buongiorno si vede dal mattino...

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