L'odiosa divisione del Paese tra Nord e Sud è tornata argomento di dibattito. Il tema è stato rilanciato da un «insospettabile», ossia da una figura istituzionale che, per sua natura, dovrebbe rappresentare il Paese nella sua unità. Si tratta del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. «Abbiamo speso circa 60 miliardi di euro per prestazioni Covid (cassa integrazione, bonus per gli autonomi). Noi continuiamo a dire che il 65% del reddito di cittadinanza va al Sud, ma dimentichiamo di dire che il 70% delle prestazioni Covid sono andate al Nord», ha detto ieri Tridico, a Palermo per la presentazione del XXI Rapporto annuale Inps.
«Anche per un fattore di onestà verso tanti cittadini del Sud, bisogna guardare alla spesa dell'Inps nel suo complesso e non ai 7,6 miliardi che all'anno si spendono per il reddito di cittadinanza», ha aggiunto. Tridico, tuttavia, sembra aver calcolato una semplice media aritmetica della spesa per il reddito nei primi tre anni di vigenza da aprile 2019 (22,7 miliardi). In realtà, nel 2021 sono stati devoluti ai percettori 8,8 miliardi, mentre nei primi tre mesi del 2022 sono stati spesi 2,1 miliardi che in proiezione porterebbero il totale a 8,4 miliardi.
Se, dunque, Tridico analizza il maggiore «tiraggio» del Nord nei confronti dei sussidi contro la crisi generata dalla pandemia, a partire dalla Cig-Covid, non può e non dovrebbe dimenticare quanto emerso in un recente rapporto della Banca d'Italia nel quale si sottolinea che il ritardo economico del Mezzogiorno tristemente conclamato e rappresenta uno dei maggiori freni alla crescita economica complessiva del nostro Paese. Nel Sud vive un terzo della popolazione italiana ma viene prodotto poco più di un quinto del Pil. Dalle regioni meridionali si origina appena un decimo delle esportazioni nazionali e i tassi di occupazione e di accumulazione del capitale si sono tristemente ridotti a partire dagli anni '90 dando origine a nuovi fenomeni migratori.
Già questi semplici fondamentali macro spiegano perché il Nord abbia ottenuto di più da cassa-Covid e bonus autonomi perché più popoloso e più produttivo. Al contrario, concentrandosi in massima parte al Sud i percettori del reddito di cittadinanza, bisognerebbe porsi anche delle domande sulla sua inefficacia nello svolgere la funzione di avvicinare i beneficiari al ricollocamento lavorativo.
E questo tipo di critica si riscontra anche in una pubblicazione sicuramente non di parte come il Rapporto Caritas su povertà ed esclusione presentato ieri. La povertà in Italia è ai massimi storici: 5,6 milioni di poveri assoluti nel 2021, di cui 1,4 milioni minori. Il fenomeno è in salita anche per effetto delle spinte inflazionistiche, caro-bollette in primis.
Ecco perché, secondo la Caritas, il reddito di cittadinanza, che è stato finora percepito da 4,7 milioni di persone, dovrebbe essere riformato aiutando gli «occupabili» con altre misure in quanto raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%).
Una sconfessione parziale del valore sociale che Tridico assegna al sussidio, ma che il presidente Inps ribadisce anche perché l'economista, un tempo molto vicino a M5s, terminerà il suo mandato nel maggio prossimo, anche se in teoria potrebbe essere prorogato fino alla scadenza del cda nel 2024. Tutto dipenderà dal nuovo ministro del Lavoro.
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