L'allarme del consigliere della Merkel: "Il bail in sul debito sovrano mette l'Italia a rischio bancarotta"

Il piano tedesco di imporre haircuts ai detentori di titoli di Stato rischia di innescare una spirale di crisi i cui effetti sarebbero imprevedibili: "Per Italia, Spagna e Portogallo sarebbe meglio avere una moneta nazionale"

L'allarme del consigliere della Merkel: "Il bail in sul debito sovrano mette l'Italia a rischio bancarotta"

Alta tensione negli ambienti economico-finanziari per le voci sempre più insistenti sull'ipotesi di un "bail in per il debito sovrano" paventato dai consiglieri economici della Merkel.

Un'idea collegata a quella, ventilata sempre dal governo tedesco, di introdurre a livello europeo il limite del 25% di patrimonio in titoli di Stato per i singoli istituti di credito.

Sulla questione di un "bail in per il debito sovrano" si è espresso anche il professor Peter Bofinger, uno dei "cinque saggi" che compongono il gruppo dei consiglieri economici di Angela Merkel. Che, parlando con il quotidiano britannico The Telegraph, bolla il nuovo piano del governo tedesco per imporre haircuts ai detentori di titoli di Stato come "il modo più rapido per fare saltare l'Eurozona".

"Il rischio di attacchi speculativi è molto concreto - spiega il consigliere economico del governo tedesco - Se fossi un politico italiano e mi trovassi di fronte a questo rischio di insolvenza vorrei tornare a una divisa nazionale il prima possibile: sarebbe l'unico modo di evitare la bancarotta."

Il Consiglio tedesco per l'economia, con l'appoggio del ministro per le Finanze Wolfgang Schaeuble e della Bundesbank (ma non senza il tacito assenso dei francesi), avrebbe elaborato un "meccanismo di insolvenza sovrana" che sconvolgerebbe i princìpi su cui si è fondato l'ordine finanziario europeo dal dopoguerra ad oggi: i detentori di titoli di Stato potrebbero così essere chiamati a sostenere il peso delle perdite derivanti da qualsiasi crisi futura del debito sovrano prima dell'intervento del Fondo salva-Stati.

Crisi che, complice la speculazione, si annunciano come sempre più probabili: le banche di Paesi come Italia, Spagna e Portogallo sono imbottite di titoli di Stato, a volte per oltre il 100% del patrimonio. Il rischio è quello di una corsa a vendere i bond degli Stati euro-deboli, senza però che questi ultimi abbiano gli strumenti monetari per difendersi: "Italia, Spagna e Portogallo rischiano di essere colpite da una crisi di fiducia", spiega Bofinger, i cui effetti sarebbero facilmente prevedibili.

Pesanti le conseguenze di una crisi di fiducia per l'Italia, dove a venire penalizzati sarebbero i detentori di Bot e Cct, oltre che tutte quelle assicurazioni che quei fondi pensionistici (solo per fare un esempio) che hanno acquistato titoli di Stato negli anni scorsi.

Il problema è particolarmente grave in Italia, dove in mano alle banche giacciono 400 miliardi di debito sovrano, e in Portogallo, dove lo spread tra i bond portoghesi e i bund tedeschi è schizzato a 410 punti base e il debito pubblico si attesta al 132% del Pil. "Il Portogallo è sul punto di perdere l'accesso ai mercati - spiega al Telegraph Mark Dowding del bond manager BlueBay - Grandi investitori statunitensi hanno iniziato a valutare se ritirarsi dal Portogallo".

Il vero problema,

conclude però Bofinger, è il rifiuto della Germania di accettare le implicazioni di un'unione monetaria: come ha scritto anche Renato Brunetta sul Giornale, alla condivisione dei rischi l'Eurozona dovrebbe affiancare anche la condivisione delle garanzie.

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