Gli ammortizzatori sociali non tutelano le partite Iva

La Cgia: "Gli autonomi non possono accedere alle tutele previste dal nostro stato sociale". E chiede a Renzi : "Il taglio dell'Irap agevola solo le grandi imprese"

Produzione industriale
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Niente da fare: i lavoratori dipendenti battono il popolo delle partite Iva. Una sconfitta senza partita. Dalla cassa integrazione in deroga alla cassa integrazione ordinaria, dalla cassa integrazione straordinaria alla mobilità, finanche all'Aspi. Da un attento studio degli analisti dell'ufficio studi della Cgia di Mestre, che hanno confrontato le possibilità di accedere alla platea degli ammortizzatori sociali, emerge una schiacciante penalizzazione per il popolo delle partite che non gode delle tutele previste dal nostro stato sociale.

Se nella stragrande maggioranza dei casi ai dipendenti è consentito di accedere alternativamente a tutte e cinque le principali misure di sostegno al reddito messe a disposizione dal welfare, agli autonomi questa possibilità è sempre preclusa. Eppure il popolo dei lavoratori autonomi e delle partite Iva è composto da oltre 3,5 milioni persone: poco più di 2,1 milioni di imprenditori individuali, 959mila professionisti e 442mile ditte individuali che beneficiano di un regime fiscale di vantaggio. "Grazie al taglio dell'Irpef a partire dal prossimo mese di maggio il governo aumenterà le buste paga dei lavoratori dipendenti a basso reddito di circa 80 euro al mese - fa notare il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - una misura importantissima che noi abbiamo salutato positivamente". Adesso, però, Bortolussi chiede al premier Matteo Renzi di intervenire in prima persona anche a favore degli autonomi che mai come in questi ultimi anni di crisi economica hanno patito le pene dell’infern.

Nelle scorse settimane Renzi ha promesso la riduzione dei premi Inail e il taglio del 1% sia dell’Irap sia dei costi dell’energia elettrica. Benefici che, fa notare Bortolussi, "interesseranno soprattutto le medie e grandi imprese e solo in minima parte le micro". La comparazione degli analisti della Cgia di Mestre va, quindi, letta come una sorta di provocazione tesa a mettere in evidenza che la precarietà nel mondo del lavoro si annida soprattutto tra il popolo delle partite Iva.

"La questione non va affrontata mettendo gli uni contro gli altri, ipotizzando di togliere alcune garanzie ai lavoratori dipendenti per darle agli autonomi - si affretta a spiegare Bortolussi - ma allargando l’impiego di alcuni ammortizzatori sociali anche a questi ultimi che, almeno in parte, dovranno pagarseli".

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