Tim arruola anche Iliad in Fibercop, società operativa da aprile, controllata da Tim (al 58% del capitale) e attiva nella realizzazione della rete di accesso secondaria in fibra ottica fino alle abitazioni (fiber to the home - Ftth). Una mossa che avvicina ancora di più lo sbarco dell'operatore francese nella telefonia fissa. Il d-day per Iliad - a tre anni dall'ingresso nel mercato italiano della telefonia mobile dove oggi conta oltre 7,8 milioni di abbonati - è fissato subito dopo l'estate, in anticipo rispetto alla data inizialmente prevista al 2024.
Per ora si tratta di un «progetto di co-investimento su rete Fibercop», ovvero un accordo commerciale che assicura al campione delle offerte low cost il diritto di uso ventennale degli armadi ottici Fibercop senza alcuna previsione di partecipazioni azionarie. Iliad si è anche garantita la possibilità acquistare da Tim la rete primaria in fibra (ovvero l'infrastruttura di rete che collega la centrale all'armadio ottico), dopo aver già stipulato un anno fa un contratto con Oper Fiber per poter offrire la connessione Ftth in 271 città italiane.
Fibercop, partecipata da Kkr Infrastructure (al 37,5%) e Fastweb (al 4,5%), ha già accordi con quest'ultima e sta perfezionando l'alleanza con Tiscali (si parla accesso a internet con minimi garantito) ma, come si legge nella nota stampa, rimane aperta su un modello di co-investimento «a tutti gli operatori interessati a partecipare allo sviluppo della fibra ottica in Italia», per permettere un'accelerazione nel superamento del digital divide e nel passaggio dei clienti da rame a fibra.
L'obiettivo di FiberCop, dove sono confluite la rete secondaria di Tim (dall'armadio in strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber (joint venture tra lo stesso ex monopolista e Fastweb), è quello di arrivare entro il 2025 a coprire con connessioni a velocità superiore a un gigabit al secondo il 75% delle aree grigie (ovvero dove è presente o verrà sviluppata nei prossimi tre anni almeno una rete a banda ultra larga) e nere (ovvero dove sono presenti o verranno sviluppate nei prossimi tre anni almeno due reti a banda ultra larga di operatori diversi) del Paese.
Per quella data Fibercop stima di raggiungere un margine operativo lordo annuo di 900 milioni di euro. Quanto al futuro, in teoria, FiberCop sarebbe destinata a fondersi con Open Fiber (l'ex joint venture tra Cdp e Enel) in AccessCo all'interno del progetto di rete unica. Un capitolo su cui pesano numerosi punti interrogativi ma che, una settimana fa, è tornato di attualità dopo l'annuncio di Enel di aver raggiunto un accordo per la cessione dell'intera partecipazione detenuta in Open Fiber per un totale di 2,65 miliardi: il 10% a Cdp e il 40% al fondo australiano Macquarie Asset Management.
L'accordo, soggetto alle necessarie autorizzazioni, potrebbero riportare in scena il progetto di rete unica.Lo stesso Luigi Gubitosi, ad di Tim, nel commentare la semestrale, aveva ribadito come «fosse vantaggioso per noi e per il Paese creare con Open Fiber una società unica della rete».
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