Atlante salva PopVicenza dal bail-in

L'aumento resta al palo, ma il fondo apre un paracadute da 1,3 miliardi e si prende il 90%

Atlante salva PopVicenza dal bail-in

Nel film Frankestein Junior, il professore universitario Frederick Frankenstein si reca di notte accompagnato dal suo assistente Igor al cimitero, alla ricerca di un cadavere su cui sperimentare le numerose ricerche del nonno Viktor von Frankenstein. Il Dottore e Igor cominciano a dissotterrare la tomba del malcapitato, compito alquanto ingrato: «Che lavoro schifoso!» esordisce il dottor Frankenstein - «Potrebbe essere peggio» - risponde ottimisticamente Igor - «Potrebbe piovere!». Un tuono, un lampo e inizia lo scroscio di una pioggia incessante. Con questa scena del film si è chiusa ieri mattina al Four Seasons di Milano la prima presentazione ufficiale alla comunità finanziaria del fondo Atlante da parte del presidente Alessandro Penati. Dopo poche ore è cominciato a piovere sulla Popolare di Vicenza e Atlante ha aperto un ombrello da 1,35 miliardi, riparando l'istituto veneto dal rischio bail-in in cambio di poco più del 90% della banca.

Allo scadere dell'offerta per l'aumento di capitale da 1,5 miliardi a servizio della quotazione in Borsa, infatti, oltre 5mila azionisti (sui 120mila totali) hanno sottoscritto l'operazione a 0,10 euro per azione, per un controvalore di poco sotto ai 40 milioni, ovvero al 2,5% del capitale. Gli investitori istituzionali, invece, hanno coperto tra l'8 e il 9% dell'offerta. Tra pubblico retail e collocamento istituzionale in totale sono stati raccolti 150 milioni di euro: 120 dai fondi e 30 dalle filiali. Adesso la parola passa a Borsa Italiana e a Consob, che lunedì dovranno decidere se la Vicenza può sbarcare o meno a Piazza Affari visto il flottante risicatissimo attorno all'8-9%, in deroga al minimo previsto dal regolamento del 25 per cento. La banca potrebbe far leva sul fatto che Atlante sia un organismo d'investimento collettivo del risparmio (Oicr) e quindi la propria partecipazione andrebbe considerata come azionariato diffuso.

Poche ore prima dell'esito del collocamento, Atlante ha debuttato con una dotazione di 4,25 miliardi di euro garantiti da 67 istituzioni italiane ed estere (che includono banche, assicurazioni, fondazioni e la Cdp) e l'aspettativa è di riaprire il fondo, sulla base dei risultati».

Di Vicenza, l'economista non ha voluto parlare limitandosi ad assicurare l'intenzione di uscire entro diciotto mesi. E se l'Ipo non dovesse andare in porto, si può «vendere la banca, fonderla, spezzettarla» o, una volta ristrutturata, quotarla «ad un prezzo più alto». Atlante, che secondo il presidente ha il pieno supporto della Bce, dedicherà fino al 30% della propria dotazione all'acquisto di crediti non performing. Ma non a valori di carico: «Questo dogma per cui compriamo a valore di libro io non l'ho mai detto, se alcuni banchieri hanno parlato di valori di libro sarà perché i loro crediti sono a bilancio a prezzi inferiori al mercato», ha spiegato. L'obiettivo è quello di ridurre l'attuale spread fra venditori e compratori di crediti problematici, dovuto anche alla scarsa qualità dei dati, alla lunghezza e ai costi del recupero crediti. «Vogliamo dare un elettrochoc al mercato, non per sostituirlo ma per farlo funzionare meglio», ha aggiunto Penati sottolineando che Atlante «toglie il rischio di bail-in sulla banche italiane».

A Piazza Affari, intanto, le banche sono

tornate a perdere terreno. Unicredit ha ceduto il 5,28%, Ubi il 3,8%, Banco Popolare il 3,75%, Bpm il 3,43%, Intesa Sanpaolo il 2,8%. Giù anche le assicurazioni con le Generali in calo del 2,5% e Unipol del 2,5 per cento.

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