"Attenzione a Unicredit-Commerz: è a rischio il golden power"

Sileoni (Fabi): "Se le banche estere si interessassero a quelle italiane, perderà qualunque efficacia"

"Attenzione a Unicredit-Commerz: è a rischio il golden power"
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«Se l'operazione Unicredit-Commerzbank andrà in porto, è chiaro che il golden power perderà efficacia e nessun governo potrà più attivarlo, qualora gruppi bancari o fondi esteri si interesseranno ad aziende e banche italiane». A dirlo è Lando Maria Sileoni (foto), segretario generale del maggior sindacato bancario italiano, la Fabi (120mila iscritti sui circa 300mila dipendenti bancari) . Il riferimento è chiaro: Sileoni pensa alla cosiddetta operazione Uni-Commerz, cioè alla scalata che Unicredit sta tentando sulle seconda banca tedesca, di cui ha già in tasca il 9%, oltre a opzioni per un altro 11,5%, in attesa dell'autorizzazione della Bce a salire al 20%. Operazione che ha suscitato emozioni diverse sia in Germania, sia in Italia: tra chi solleva le barricate, chi alimenta l'orgoglio nazionale e chi, più tecnicamente, valuta l'utilità delle concentrazioni europee. Il tema è vasto e arriva a toccare il dibattito sul futuro dell'Unione alimentato dal recente rapporto di Mario Draghi.

Per Sileoni, ieri alla convention economica di Forza Italia a Milano, «fino a oggi gruppi bancari stranieri hanno importanti partecipazioni in banche italiane e se la Bce dovesse dare segnali di accelerazione sul tema delle aggregazioni, è chiaro che con l'eventuale precedente Unicredit-Commerzbank saprebbero farsi valere». Il riferimento è alla presenza del Credit Agricole in Cariparma o di Bnp Paribas in Bnl, per esempio: la prima potrebbe arrivare al controllo, la seconda partire da Bnl (già controllata da anni) per lanciare altre campagne. Ma gli esempi possono essere anche altri, il punto è sollevare la questione a livello politico. Non che Sileoni immagini un sistema Italia protetto. Ma forse, nel suo ruolo di sindacalista, intende sensibilizzare la politica su un tema ad alta carica destabilizzante.

«I gruppi bancari del nostro Paese - aggiunge - devono essere tutelati dalla politica e un gruppo come Intesa Sanpaolo - che con oltre 72mila dipendenti è il principale datore di lavoro privato in Italia - va messo nelle condizioni di svolgere il proprio ruolo di realtà di riferimento sociale per il Paese. Ciò anche perché in tema di solidarietà e sostenibilità, Intesa Sanpaolo vanta l'importante primato delle erogazioni in campo sociale».

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