Auto L'offensiva del colosso asiatico

RomaNegli anni Ottanta hanno messo radici in Europa i costruttori giapponesi. Nell'ultimo decennio si sono fatti largo i coreani. Ora è la volta degli indiani. Non solo Tata, la prima marca del Paese nota soprattutto per un modello, la piccola monovolume ultralow-cost Nano, non in vendita in Italia. Ma anche Mahindra, la seconda casa automobilistica indiana, che già da alcuni anni, tramite la filiale europea partecipata dall'italiano Angelo Antonio Molfetta, commercializza nel nostro Paese pick-up e fuoristrada.
Il costruttore asiatico, una delle aziende di punta di un gruppo industriale da 15,4 miliardi di dollari di fatturato con 144mila dipendenti in oltre 100 Paesi, lancia in questi giorni in Europa il Xuv500, inedito Suv a 7 posti con motore Diesel 2.2, trazione a 2 o 4 ruote motrici e un ricco equipaggiamento a fronte di un prezzo molto contenuto (da 24.880 euro).
Altri tre nuovi modelli arriveranno nei prossimi 12 mesi: un nuovo pick-up battezzato Genio, la monovolume compatta Quanto e una piccola elettrica siglata per il momento Nxr, frutto dell'acquisizione nel 2010 del produttore di microcar a batterie Reva (in passato interessata a contribuire al rilancio di Termini Imerese tramite il piano, poi tramontato, di Simone Cimino). È destinata ad ampliarsi, inoltre, la gamma della coreana SsangYong, di cui Mahindra ha acquisito il controllo lo scorso anno.
Perché puntare sull'Europa proprio in questo momento di crisi? «La recessione è pesante, ma io sono convinto che l'Europa riuscirà a tornare sui binari della crescita», ha detto al Giornale Anand Mahindra, nipote del fondatore, presidente e principale azionista del gruppo, a margine di un incontro a Roma di presentazione dei piani di espansione nel Vecchio continente. «Sono proprio i momenti più difficili - ha aggiunto - quelli in cui conviene investire e cogliere le opportunità che si presentano».
Attualmente, il gruppo indiano è presente in Italia nel settore dell'automotive non solo tramite la società di distribuzione, ma anche con due aziende acquisite nel 2008, la bolognese Metalcastello, che produce componenti di alta qualità per trasmissioni, e la torinese Mgrd, specializzata nel car design. Altre acquisizioni potrebbero essere imminenti: «Siamo pronti a cogliere ogni opportunità. Anche perché l'esperienza di questi anni ci dice che, in un'economia ormai globalizzata, i fornitori europei di componentistica possono essere ancora competitivi, anche in termini di prezzo in rapporto alla qualità».
Anand Mahindra scarta però l'eventualità di acquisire fabbriche di auto in Europa e anche future alleanze strategiche con i principali costruttori: «Le joint venture hanno senso e creano profitti solo se focalizzate su singoli anelli della catena del valore».
Sotto la gestione di Anand Mahindra, 57 anni, laureato ad Harvard e, secondo l'ultima classifica di Forbes, uno dei 100 uomini più ricchi d'Asia, il gruppo omonimo ha esteso la sfera di interessi a diversi soggetti dell'industria e del terziario, ma l'automotive rimane la principale fonte di business.

Con una forte attenzione al futuro della mobilità: «Le esigenze del mercato stanno cambiando rapidamente, tanto che presto sarà fondamentale essere in grado di offrire prodotti eco-compatibili e, al tempo stesso, economicamente convenienti, come la nostra city-car elettrica, che uscirà da un nuovo stabilimento realizzato con le tecnologie più avanzate».

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