"Auto, l'Ue vuole dismettere la sua filiera più importante"

Il presidente Scudieri: "Si punta ad abbracciare solo l'elettrico, di dominio asiatico". A Bruxelles voto vicino

"Auto, l'Ue vuole dismettere la sua filiera più importante"

«Whatever it takes»: Paolo Scudieri, presidente di Anfia (l'associazione nazionale della filiera automotive che rappresenta 450 aziende e intrattiene relazioni sinergiche con Stellantis, Ferrari, Iveco e Marelli), ha preso in prestito la frase celebre del premier Mario Draghi per contrassegnare l'impegno del settore ad affrontare, unito, le sfide decisive del momento. L'assemblea generale di Anfia, svoltasi a Firenze, «città simbolo di un Rinascimento che tocca ora l'automotive», come ha sottolineato Scudieri, ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e di Paolo Scaroni, ex ad di Enel ed Eni, docente alla Bocconi, grande esperto di temi energetici. La transizione energetica, come impostata dall'Ue, preoccupa non poco la filiera industriale italiana. «Il legislatore europeo vuole dismettere del tutto i prodotti della sua filiera più importante per abbbracciare una sola tecnologia, a oggi di totale dominio asiatico», denuncia Scudieri. Da qui l'esigenza di rispettare il principio della neutralità tecnologica: non solo auto elettriche dal 2035, bensì un ventaglio di tecnologie green tra cui i biocarburanti, gli e-fuel, il biometano fino ad arrivare all'idrogeno. E a proposito di sviluppo dell'opzione idrogeno, Giorgetti ha affermato che «i fondi del Pnrr riguarderanno, sì il rafforzamento delle infrastrutture di ricarica nel Paese, ma parallelamente anche quelle per l'idrogeno».

La riunione è avvenuta alla vigilia del dibattito a Bruxelles che porterà, tra il 6 e il 9 giugno, al voto sul piano «Fit for 55»: taglio netto alle emissioni delle nuove flotte di auto e furgoni, portando il target di riduzione della CO2 al 100% nel 2035. «Senza fare distinzioni - precisa Scudieri - tra vetture e furgoni, e senza rinnovare le deroghe di definizione degli specifici obiettivi per chi produce meno di 10mila auto. Quest'ultimo punto, di fatto, va a colpire praticamente solo marchi italiani». Dall'esito del voto Ue e di quello che accadrà successivamente dipende il futuro dell'indotto automotive italiano, già alle prese con rincari energetici; carenza di microchip, cablaggi e materie prime, anche per l'effetto boomerang delle sanzioni alla Russia. Tutte cose, ha ricordato Scudieri, che «hanno messo in evidenza il vulnus energetico Ue e ancor di più quello italiano».

All'appello di Scudieri per un voto ragionato da parte degli eurodeputati italiani, si è unito quello del ministro Giorgetti: «Rivendico la mancata sottoscrizione del Cop26 da parte dell'Italia. Mi sono opposto e poi si sono aggiunti anche i tedeschi.

L'Italia continua ad avere una posizione molto chiara: difendere la neutralità tecnologica». Il punto finale di Scaroni: «L'auto elettrica è pulita solo se l'elettricità che usiamo è pulita, ma se non siamo in grado di produrre energia elettrica da rinnovabili è inutile che puntiamo su questo settore».

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