Avon finisce schiacciata dallo scandalo dei presunti prodotti al talco cancerogeno. L'azienda americana di cosmetici, infatti, ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti per far fronte ai debiti - stimati in 1,3 miliardi di dollari - e all'ondata di cause legali di clienti, i quali sostengono che i suoi prodotti a base di talco siano stati contaminati da sostanze cancerogene.
L'azienda, guidata dal ceo Kristof Neirynck, ha fatto richiesta al Tribunale fallimentare del Delaware di essere ammessa al cosiddetto Chapter 11, che gli consentirebbe di continuare a operare in vista della redazione di un piano per onorare i propri debiti.
La società ha attualmente 386 cause pendenti dovute a presunti effetti cancerogeni legati alla sospetta presenza di amianto nel talco utilizzato negli ombretti e nelle sue polveri per il viso. Dopo una prima ondata di risarcimenti erogata nel 2010, nel 2022 Avon è stata chiamata a pagare 46 milioni di dollari tra danni e sanzioni. L'ultimo caso solo un mese fa, quando una giuria ha assegnato 24,4 milioni di dollari a un uomo di Chicago che lavorava come custode in uno stabilimento di produzione Avon in Illinois dopo che gli era stato diagnosticato un mesotelioma. Avon, dal canto suo, ha sempre negato che i suoi prodotti contenenti talco contengano tracce di amianto e che siano cancerogeni. Sta di fatto che - dopo aver pagato la bellezza di 225 milioni di dollari per difendersi - il gruppo americano sarebbe rimasto a corto della liquidità necessaria per difendersi nelle aule di tribunale e, al contempo, per assecondare le richieste di danni delle persone querelanti. Nel frattempo, il numero uno dell'azienda di cosmetica ha dichiarato di voler rimanere concentrato «sull'avanzamento della nostra strategia aziendale a livello internazionale, compresa la modernizzazione del nostro modello di vendita diretta e il rilancio del marchio per accelerare la crescita».
Quello di Avon non è un caso isolato per quanto riguarda il cosiddetto talco cancerogeno nel contesto del mercato statunitense.
Di recente, infatti, la multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson è stata costretta a proporre un maxi accordo da 6,5 miliardi di dollari per soddisfare le richieste dei ricorrenti e chiudere una slavina di migliaia di procedimenti di cui 54mila in un unico processo presso la corte federale del New Jersey.
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