L'ex dipendente di Banca Etruria: "Ho un suicidio sulla mia coscienza"

L'istituto spingeva a vendere il più possibile ai correntisti. Le avvertenze sui rischi? "Nessuno leggeva quelle 60 pagine"

Luigino D'Angelo, il pensionato 68enne di Civitavecchia
Luigino D'Angelo, il pensionato 68enne di Civitavecchia

Ha perso i risparmi nel fallimento di Banca Etruria e ha deciso di togliersi la vita. C'è un'indagine per istigazione al suicidio, aperta alla procura di Civitavecchia, e ora un'ammissione, da un ex dipendente, su come l'istituto spingesse i suoi clienti ad acquistare titoli ad alto rischio.

È in una intervista a Repubblica che l'uomo, Marcello Benedetti, ammette come la banca salvata dallo Stato convincesse i correntisti. "Nei primi fogli c'era scritto basso rischio". Ma le cose non stavano affatto così e la cosa diventava chiara nelle successive pagine.

Luigino D'Angelo, 68enne, si è tolto la vita dopo avere perso tutto ciò che aveva. E Benedetti racconta che proprio l'anziano fu uno dei suoi primi clienti. Di quello che c'era scritto nella pagine consegnate dalla banca, spiega, non si accorgeva nessuno. Perché si trattava di "un carteggio di 60 pagine", che ovviamente nessun cliente leggeva fino in fondo.

"Avevamo l'ordine di convincere quanti più clienti possibili", denuncia Benedetti,

spiegando che era chiaro a tutti come gli investimenti che venivano proposti non fossero adatti a clienti che si affidavano ai Bot. "Ogni settimana dovevamo presentare i report per vedere se raggiungevamo gli obiettivi fissati".

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