La crisi finanziaria che ha contagiato il mondo nel 2008 e che manifestò i suoi primi sintomi proprio in questo mese, non fu causata dal mago Zurlì. Le banche americane prestarono a più non posso, sotto forma di mutui immobiliari. Poi li rimpacchetterono frazionandoli, come fossero delle salsicce, e li piazzarono un po' ovunque. Il contagio, quando il primo si rese conto che il re era nudo, si diffuse come l'ebola. Fino a pizzicare Lehman Brothers: le immagini dei suoi manager senza più lavoro e con quel che rimaneva della propria vita professionale in uno scatolone di cartone sconvolse il mondo.
I regolatori, i politici, i banchieri dissero: mai più. Figurarsi. Negli ultimi due secoli ci sono state più crisi finanziarie che guerre. Gli americani si misero a testa bassa per scrivere nuove regole che allontanassero una nuova Lehman. Banche più controllate, più solide, più patrimonializzate, rischi più trasparenti e separazione di attività commerciale da quelle di investimento. In Europa si resero più tosti, con i famigerati criteri di Basilea e non solo, gli assorbimenti di capitale: in buona sostanza alle banche è stato chiesto di avere spalle tanto più larghe quanto più intraprendessero attività potenzialmente rischiose. Tutto favoloso. Sulla carta.
Oggi, a sette anni di distanza, possiamo fare un primo bilancio. Che sinteticamente è questo: gli americani ci stanno rimettendo di nuovo nel sacco. Le banche americane hanno ricominciato a macinare utili, hanno imposto regole ferree alle holding e tasche alle controllate, come sempre hanno pragmaticamente fatto, come faceva loro più comodo. I gonzi europei invece ci hanno creduto davvero. Alle regole. Un po' è nella nostra cultura: scopri un problema? Scrivi una norma e oplà: il gioco è fatto. E le nostre banche arrancano. Con loro l'erogazione del credito. Insomma, gabbati due volte: come azionisti degli istituti di credito e come cittadini europei a cui il credito è dato con il contagocce. E tutto per rispettare rigorosamente norme che ci siamo autoimposti dopo che le banche americane stavano per fallire. Roba da pazzi. Se qualcuno fosse un po' diffidente nei confronti delle nostre banche e della nostra teoria, si segni bene i numeri che seguono.
Prendiamo quattro banche. Due big italiani, ma anche europei, come Intesa e Unicredit. E due big americani come Wells Fargo e JP Morgan. Partiamo da queste ultime. Wells Fargo è tipicamente una banca commerciale, guadagna dalla differenza tra i tassi dei soldi che dà a prestito e quelli a cui remunera i depositi. Quest'anno i margini sono davvero risicati, per lei, come per tutti, e inferiori al tre per cento. Mai negli ultimi dieci anni aveva avuto un margine di interesse così penalizzante per i suoi conti. Fatta questa breve storia del colosso californiano, vi diciamo subito che nei primi tre mesi del 2015 ha fatto segnare profitti per 5,8 miliardi di dollari. Jp Morgan è tutt'altra roba, una tipica investment bank. Ma non solo, ovviamente. L'altra metà della luna. Nel medesimo periodo ha registrato profitti per 5,9 miliardi di dollari.
In America le banche commerciali e di investimento sembrano guadagnare in termini assoluti una montagna di soldi. Ma anche relativamente a quanto fanno i concorrenti europei? Prendiamo in considerazione i nostri due campioni: Unicredit e Intesa, che sono tra le poche grandi imprese con sede in italia nel top ranking europeo. Vediamo subito. Intesa nel primo trimestre ha registrato un utile di un miliardo e Unicredit di 500 milioni. Sommando i profitti delle due ottime banche italo-europe non si raggiunge neanche un terzo di quanto si portano a casa i soci di Wells Fargo o Jp Morgan.
A qualcuno potrebbe forse sorgere il dubbio che in Europa non ci sia un manager decente nel settore bancario. O che i capi delle due americane siano Mazinga zeta e Venus. Vedendo Dimon (l'uomo forte di Jp Morgan) qualche dubbio potrebbe nascere. Uno si potrebbe però chiedere: come è possibile che le imprese americane se la battano alla pari con i campioni imprenditoriali europei di tutti gli altri settori, tranne che quello del credito? E allora solo a questo punto un povero bancario potrebbe alzare il ditino e dire: ops, fino al 2007 gli americani ci spiegavano come fare quattrini con i quattrini, poi sono falliti e ci hanno spiegato come non fare più disastri con i quattrini proprio loro che li avevano generati, e noi come dei pecoroni abbiamo creduto, sia prima, sia dopo, alle loro verità.
Una banca commerciale che non fa utili rischia di essere un problema non solo per i suoi azionisti, ma anche per la colletività, se il motivo della mancanza di profitti risiede nel fatto che la banca è impossibilitata a fare il suo mestiere per l'ottusa regolamentazione a cui è sottoposta. È quanto sta avvenendo oggi in Europa.
I banchieri lo sanno, i politici vittime della loro impopolarità hanno il coraggio di un riccio. La banca più sicura del mondo è quella che non presta un quattrino. È questo che vogliamo? Mentre in America hanno ripreso a prestare soldi come fossero frisbies .
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