Le sofferenze bancarie crollano ai minimi dal luglio del 2009 e, nel frattempo, i depositi prendono il volo. Lo rivela il rapporto mensile dell'Abi. Ma tutto questo non basta. L'emergenza in corso, secondo quanto ribadito in un appello congiunto firmato dall'Associazione bancaria italiana e dal Comitato dell'industria bancaria tedesca (Gbic), richiede una maggior flessibilità e impone di ripensare agli automatismi regolatori. «Le regole della vigilanza europea sono state concepite prima della pandemia in un contesto completamente diverso da quello attuale», ha dichiarato in merito il direttore dell'Abi Giovanni Sabatini per poi aggiungere: «È necessario insistere nelle sedi europee per correggere tali norme, valutando deroghe o sospensioni temporanee delle stesse, così da evitare automatismi indesiderati». Più in dettaglio, secondo quanto emerge dal rapporto mensile dell'Abi, le sofferenze nette si sono attestate a dicembre a 20,7 miliardi, in calo di 6,3 miliardi da dicembre 2020 e di 68 miliardi dal record di novembre 2015. Al contempo il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si è ridotto all'1,19% dall'1,35% di dicembre 2019 e dal 4,89% di novembre 2015. L'anno intanto è iniziato con una raccolta complessiva in miglioramento dell'8,8% a 1.959 miliardi e, in dettaglio, con 181 miliardi di depositi in più rispetto a gennaio 2020 (pari a 1.744 miliardi), mentre le obbligazioni si sono attestate a 215 miliardi (in calo del 9,5%). Sul fronte degli impieghi, il totale dei prestiti a gennaio si è attestato a 1704 miliardi in aumento del 3,5% rispetto a un anno fa.
È questo lo scenario in cui le due associazioni hanno chiesto un approccio nella gestione dei crediti deteriorati che contrasti effetti prociclici. «Non è necessario creare un nuovo assetto istituzionale. Potrebbe invece portare vantaggi sostanziali il rafforzamento del ruolo dei sistemi nazionali di garanzia dei depositi» ha poi aggiunto Karl-Peter Schackmann-Fallis, presidente del Gbic. Carla Ruocco, presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche chiede di utilizzare «tutti gli ambiti di flessibilità contenuti nelle attuali normative europee soprattutto per le banche più piccole, che sono vigilate in prima battuta dalle banche centrali nazionali»
In Piazza Affari, l'osservata speciale è Monte dei Paschi che sta trattando con la Bce il
piano di salvataggio per cui, in attesa di una proposta di nozze agognata dal governo (azionista al 64%) si rende necessario un aumento di capitale da 2,5 miliardi. La ricerca del cavaliere bianco resta puntata su Unicredit.
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