Per le banche venete Intesa offre un euro ma alle sue condizioni

La proposta prevede solo attività "in bonis", nessun aumento e zero oneri di ogni tipo

Per le banche venete Intesa offre un euro ma alle sue condizioni

Intesa Sanpaolo si fa avanti per assorbire, al prezzo «simbolico» di un euro e a condizione di non subire alcun impatto su patrimonio e dividendi, gli sportelli e altri asset «sani» di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Tutto il resto delle due malate del nord est finirebbe in una bad bank, chiamata a smaltire anche una decina di miliardi di deteriorati.

L'offerta, approvata ieri all'unanimità dal cda dell'istituto di Carlo Messina, se andrà in porto risolverà l'ultimo problema «sistemico» del credito dopo il salvataggio di Etruria & C da parte di Ubi e la decisione di statalizzare Monte Paschi. Il clima di svolta si è subito diffuso in Borsa, dove Intesa e Unicredit sono scattate del 2,4% e Ubi del 5%.

Intesa muove in una logica di sistema dopo che è fallito, come già per Mps, ogni tentativo di costruire una cordata pubblico-privata per ricapitalizzare - come imposto dalla Bce - Vicenza e Montebelluna per sei miliardi entro fine mese. Maggiore chiarezza sarà fatta dal decreto legge in arrivo lunedì, ma le condizioni di Messina sono nette: Ca' de Sass subordina l'espansione in Veneto alla garanzia, «anche sul piano normativo e regolamentare», di una «totale neutralità» su Cet 1 e dividendi. Escluso, quindi, un aumento di capitale. Non solo Intesa fissa come condizione «necessaria» per l'«efficacia» dell'operazione una cornice legislativa «definitiva» che assicuri «la copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione», oltre alla «sterilizzazione di rischi, obblighi e impegni» per fatti antecedenti la cessione o relativi a cespiti non inclusi nel perimetro selezionato. Il decreto legge finanzierà quindi il fondo esuberi, allungandolo a sette anni (si parla di 8.200 potenziali uscite nell'intera «nuova Intesa». Messina non si farà inoltre carico di alcuna pendenza della vecchia gestione, che ha portato Atlante ad avviare una azione di responsabilità verso le vecchie gestioni di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli. E ci sarebbero già fondi interessati a rilevare le controllate Banca Nova ed Apulia. Da definire, invece, il destino dei crediti commerciali e quindi dei fornitori.

Dal mirino di Ca de' Sass restano fuori appunto i crediti deteriorati, quelli in bonis ad alto rischio e i bond subordinati, «nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici non funzionali all'acquisizione».

La parola passa alle Authority ma il piano di Messina è appoggiato dalle fondazioni azioniste: si sono apertamente schierati accanto all'ad sia il presidente della Cariplo Giuseppe Guzzetti sia quello di Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo. «Chiediamo al governo di fare la sua parte dice il segretario della Uilca, Massimo Masi -, ristorando il Fondo di Solidarietà, affinché l'operazione non abbia alcuna ripercussione sui ratio economici di Intesa».

«Esprimiamo forte apprezzamento e sostegno all'offerta» di Intesa, ha rimarcato il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. E soddisfazione per l'epilogo delle Venete trapela anche da ambienti vicini a Unicredit, che dopo aver lavorato in una logica di sistema fino alla data room, vede ora la fine di ogni percezione di rischio di settore.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica