Nonostante la forte spinta impressa dal governo sulla rete unica in fibra tra Tim e Open Fiber, considerata la soluzione migliore per evitare sprechi e duplicazioni, tornano le polemiche. Ieri, durante il convegno online «5G e il Recovery Fund», promosso dal Cnit, gli ad di Vodafone, WindTre e Sky e il presidente di Open Fiber Franco Bassanini (nella foto) hanno approfittato per gettare nuove ombre sul progetto.
Bassanini, si sa, voleva che fosse Open Fiber (e non Tim) ha prendere in mano l'operazione rete unica, lasciando l'ex-monopolista senza il suo asset principale, cosa che l'ad di Tim Luigi Gubitosi ha fortemente osteggiato. «È molto difficile - ha detto Bassanini - sostituire la competizione infrastrutturale con il ritorno al monopolio. Il problema si ripresenterà nell'uso del Recovery Fund. Una cosa, infatti, è usare i fondi europei per un'infrastruttura comune, un'altra è per favorire un concorrente sul mercato rispetto ad altri». In realtà questo problema dovrebbe essere superato visto che AccessCo, la futura società della rete tra Tim e Open Fiber, vedrebbe una governance condivisa con Cdp per garantire parità di trattamento a tutti i soggetti interessati.
Favorevole, ovviamente, alle tesi di Bassanini l'ad di Sky Italia Maximo Ibarra. «La futura rete unica - ha detto- deve garantire indipendenza, terzietà e non deve essere verticalmente integrata». Mentre l'ad di Vodafone Aldo Bisio va oltre. «Dalla rete unica in fibra - ha detto - ci dovremmo aspettare una riduzione dei costi di accesso per trasferire i vantaggi dovuti alle sinergie tra le due reti ai clienti finali. Altrimenti non si spiega la rinuncia alla concorrenza per creare un operatore unico». Bisio ritiene inoltre che le frequenze 5G sono state pagate troppo in Italia. «Le abbiamo pagate - ha detto- quattro volte più rispetto alla Spagna, tre volte rispetto all'Inghilterra e quasi due volte rispetto alla Germania. Questo è un tema sul quale credo che ci sia bisogno da parte del Governo di offrire una sponda agli operatori».Meno focalizzato sul tema rete unica, dove ha sempre chiesto comunque parità di accesso, l'intervento dell'ad di WindTre, Jeffrey Hedberg. «Il cambiamento determinato dalle tecnologie - ha detto- è rapido. Dobbiamo governarlo, e per questo è cruciale investire nella formazione oltre che nelle infrastrutture.
Noi in 5 anni abbiamo investito 6 miliardi di euro le reti e avremo il 5G in 70 città nel 2021».Ma per portare a casa la rete unica Tim ha bisogno di Enel, che detiene il 50% delle quote di Open Fiber (altro 50% è di Cdp), che però sta ancora valutando la proposta di Macquarie per rilevare il la sua quota.
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