La Bce non ha dubbi: nei paesi dell'Eurozona la ripresa c'è, con un "significativo miglioramento delle prospettive di crescita". Ma nel bollettino economico si legge anche che rimane necessario "un ampio grado di stimolo monetario" a fronte di un'inflazione che rimane moderata e deve ancora mostrare "segnali convincenti di una protratta tendenza al rialzo". Insomma, gli stimoli sono più che mai necessari, altrimenti c'è il rischio di tornare alla crisi. Tradotto in parole più semplici, servono ancora tassi bassi.
Ribadite la nuove stime su Pil e inflazione già rese note lo scorso 14 dicembre dal presidente Mario Draghi. Prevista una crescita annua del Pil pari al 2,4% nel 2017, al 2,3% nel 2018, all'1,9% nel 2019 e all'1,7% nel 2020. Sui prezzi la Bce conferma la stima di inflazione per il 2017 e rivede al rialzo la prospettiva per il 2018 "soprattutto per effetto delle più elevate quotazioni del petrolio e dei beni alimentari". Le proiezioni macroeconomiche si legge nel bollettino mensile, "indicano un tasso annuo di inflazione misurato sullo Iapc (Indice armonizzato dei prezzi al consumo, ndr) dell'1,5% nel 2017, dell'1,4% nel 2018, dell'1,5% nel 2019 e dell'1,7% nel 2020".
Nei paesi come il nostro con elevati livelli di debito pubblico "il rapporto fra debito e Pil sta diminuendo, ma con lentezza". Insomma, le cose vanno meglio, ma molto lentamente. "Fra i sei paesi i cui documenti programmatici di bilancio configurano un rischio di non conformità con il Patto di stabilità e crescita - si legge nel bollettino - per Belgio, Francia, Italia e Portogallo si prevedono nel 2018 elevati livelli di debito pubblico, superiori al 90 per cento del Pil". L'istituto di Francorforte sottolinea poi che "ad eccezione del Portogallo, non si prevede che il debito pubblico di questi paesi sia ricondotto su livelli prossimi al valore di riferimento stabilito dalla regola del Patto di stabilità e crescita, ovvero 60 per cento del Pil".
Nella dichiarazione del 4 dicembre 2017, ricorda ancora la Bce, "l’Eurogruppo osservava che in alcuni Stati membri il ritmo contenuto di riduzione del debito da livelli elevati continua a essere motivo di preoccupazione".
Per quanto riguarda l’Italia, prosegue la Bce, "nella lettera inviata dalla Commissione il 22 novembre 2017 si afferma che sono stati fatti 'progressi insufficienti verso il rispetto della regola del debito' e che ’il debito pubblico dell’Italia rimane una vulnerabilità chiave. Nel contempo - conclude - la Commissione non ha ancora pubblicato una relazione basata sulle informazioni trasmesse per il 2016, come previsto" dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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