La birra Peroni si beve Budweiser

AB InBev compra SabMiller per 91 miliardi di euro: il gruppo controllerà un terzo del mercato. Il nodo Antitrust

Nel mondo delle bionde si brinda alla quarta fusione più ricca della storia dell'economia. Dopo un lungo corteggiamento SabMiller e AB InBev, i due colossi delle birre, andranno a nozze portando in dote 68 miliardi di sterline (91 miliardi di euro, 104 miliardi di dollari). Numeri da capogiro che secondo Business Insider sono stati superati solo dalle operazioni Time Warner-Aol (186,2 miliardi di dollari), Vodafone-Mannesman (185 miliardi) e Verizon-Cellco (130 miliardi). Quanto al mercato britannico, il precedente record spettava alla fusione da 47 miliardi di sterline fra British Gas e Royal Dutch Shell.

Dopo ben tre offerte, tutte rispedite al mittente, alla fine il colosso britannico-sudafricano SabMiller è capitolato accettando l'offerta di acquisto dal leader del settore, il gruppo belga-brasiliano AB InBev che acquisirà le azioni per 44 sterline (prima offerta da 38 sterline), valorizzando la capitalizzazione della ex rivale circa 71 miliardi di sterline. Il prezzo riconosce un premio del 50% rispetto al valore del titolo il 14 settembre, il giorno prima che partissero le speculazioni sull'operazione. Una potenza di fuoco che farà lavorare molto le autorità Antitrust. Anche se gli analisti sembrano ridimensionare i rischi, ci vorrà oltre un anno perché tutte le autorità nazionali possano approvare l'operazione. Che il problema Antitrust esista, lo prova il fatto che AB InBev si è impegnata a pagare 3 miliardi di dollari (2,64 miliardi di euro) nell'eventualità che l'accordo salti (la firma finale è attesa il 28 ottobre).

A nozze celebrate, Peroni, Nastro Azzurro, Grolsch e Pilsner Urquell, tra i marchi più importanti di SabMiller, si uniranno dunque agli oltre 200 brand di AB InBev, tra cui Budweiser, Corona e Stella Artois. La megafusione darà vita a un gruppo da più di 250 miliardi di euro di capitalizzazione, che opererà in tutti i principali mercati della birra e aprirà al gruppo belga brasiliano le porte dell'Africa. Tuttavia, il nuovo colosso controllerà "solo" un terzo del mercato mondiale. «Questo perché nel mondo delle birre c'è una elevata frammentazione - spiega un analista - e si sono fatti strada con prepotenza i produttori di birre artigianali». Insomma, sembra che i piccoli birrai si stiano accaparrando sempre più bevitori contribuendo al rallentamento dei grandi, soprattutto negli Usa. I birrifici artigianali, secondo i dati della Brewers Association, detenevano oltre il 18% delle vendite di birra al dettaglio nel 2014, in crescita del 3% rispetto al 2013. Per contro, il volume complessivo di birra è cresciuto negli Stati Uniti soltanto dello 0,5% nel 2014, e calato nel mondo dell'1%. La mega fusione è stata quindi studiata per contrastare questo mercato e per la crescente crisi dei Paesi emergenti. D'altra parte SabMiller è diventata quello che è oggi dopo 20 anni di acquisizioni: dalla colombiana Bavaria all'australiana Foster's nel 2011, si è trasformata da semplice produttore di birra del Sud Africa a numero due del mondo.

E lo stesso vale per Ab InBev che in 10 anni ha investito 100 miliardi di dollari per fare razzia di produttori. In Borsa la notizia è stata valutata positivamente: SabMilleer ha messo a segno un rialzo del 9% e InBev dell'1,66 per cento.

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