Ogni mese l'Ilva perde 30 milioni. Un dramma per la grande acciaieria di Taranto e, in più generale, una vera Waterloo per le strategie industriali del nostro Paese. Tenuto conto della rilevanza che ha l'acciaio in molti impieghi tra gli altri, nella realizzazione di infrastrutture ed edifici. Appena a maggio, dopo anni di ritardi, rimbalzi di responsabilità e visioni miopi della politica, l'Antitrust dell'Unione europea aveva detto sì alla sua acquisizione da parte di Arcelor Mittal, primo produttore di acciaio al mondo. Era una buona notizia: per le maestranze, per il pil, per l'economia reale tricolore. Appunto, era. Il Governo ha bloccato tutto, definendo un pasticcio la gara.
Non entro nel merito: c'è chi dovrà fornire spiegazioni. L'importante è che l'indagine avvenga in tempi rapidissimi: si è perso troppo tempo. Ancora una volta non stiamo dando un bello spettacolo. Che fa il paio con la vicenda Alitalia, uguale anche nelle perdite: un milione al giorno. Spero non faccia la stessa fine. L'impressione è quella di una partita dove l'impostazione ideologica - antiche parole d'ordine innaffiate da grotteschi richiami anti-crescita, quasi che la crescita fosse il problema e non la soluzione viene a prevalere sulla realtà.
Bisognerebbe ricordare ai profeti di sventura che la paralisi presenta sempre un salatissimo costo economico. È facile puntare l'indice, rito piuttosto triste. E che imbarazza il gruppo Arcelor Mittal che intendeva accelerare per recuperare il tempo perduto.
Chiedo: possiamo permetterci di perdere questa opportunità? Come per Alitalia c'è chi invoca l'intervento di Cassa Depositi e Prestiti. Se la musica è questa, tutte le imprese private in difficoltà si mettano in coda per un «aiutino». Però urge cambio di nome e di missione per la generosa Cdp; ovvero, Cassaforte Da Prosciugare!
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.